Linee immaginarie ed immaginate, effetti che si sovrappongono ai lineamenti del viso sottostanti, che richiamano l’attenzione, in giochi di luce strani, tanto intensi e ripetuti da non poter staccare lo sguardo
Parlo degli occhiali di (Con)chita De Gregorio. La vera regina, maxima comunicatrice e divulgatrice, della linea politica del fu rappresentante e venditore di pubblicità di Berlusconi.
Urbano Cairo e La7, rappresentano attualmente, la sponda renziana e similsinistroide, che di sinistra non ha nulla, in realtà, dell’informazione targata berlusca.
Un voler abbracciare quanto più campo possibile. Una strategia che ha visto, con lo stesso obiettivo, l’acquisizione di Repubblica da parte di Ge.Di. Strategie comuni, dicevo, con l’unico intento di voler orientare, ovvero portare quanto più possibile a destra, il pensiero di spettatori e lettori. Un progetto complessivo, tutto in funzione anti-movimento, unico ostacolo, oggi, alla perpetuazione e consolidazione dell’attuale regime.
(Con)chita si adatta perfettamente alle esigenze propagandistiche di Cairo (e di chi gli sta dietro). Gli occhiali aiutano a non percepire le continue secrezioni di bile che la animano.
A non fare notare gli interventi e le posture prevaricatrici (chiedete cosa ne pensi al povero Parenzo). Ad addolcire la sua aggressività.
L’effetto cromatico degli occhiali, unito alla sostanziale pochezza della giornalista (una sorta di riedizione e versione giornalistica di Mike Bongiorno, che fa sentire più intelligente chiunque la senta e guardi), con un’aria da rappresentante dell’Avon che spiega come la crema che vende sia efficace contro le rughe (molto di più delle schifezze truffaldine e carissime, che vendono in farmacia), inducono nello spettatore una rassegnata fiducia, senza pericolosi picchi intellettuali (che, d’altra parte, sarebbe incapace di dare). Lo spettatore si chiede inconsciamente: “cosa potrà mai manipolare una rappresentante dell’Avon carina e con gli occhiali cinematografici”? Il trionfo del nulla cosmico e della sfacciata manipolazione, in una tribuna elettorale travestita da talk show televisivo.
Cadiamo sempre più in basso.
Giancarlo Selmi



