Gentile Ministro Sangiuliano buongiorno,
Prima di tutto mi presento, mi chiamo Stefano Micheli sono nato a Roma nel 1958, ma dall’età di dieci anni vivo e risiedo a Milano ed ho sempre avuto una grande passione per la storia e per l’arte, credo che questa cosa risalga alle lunghe passeggiate romane che facevo da bambino dove rimanevo affascinato dai dipinti delle chiese romane, dalle sculture, ma anche dalle vestigia di duemila anni fa al punto che, non appena ne ho l’occasione, scendo con piacere a Roma per vedere sempre qualcosa di nuovo che non ho avuto occasione di vedere prima.
Vengo quindi al motivo di queste mie righe, alcuni anni fa poco prima del covid, partendo dalla chiesa di Santa Maria in Trastevere ho iniziato a salire verso il Gianicolo e, a parte vedere la meravigliosa e scenografica fontana dell’Acqua Paola che domina la città, non avevo un’idea precisa sul mio itinerario di esploratore turistico, ho iniziato a percorrere il viale del Gianicolo all’interno del Parco della Memoria costellato lungo il percorso dai 228 busti di patrioti e patriote della Repubblica Romana e del nostro Risorgimento.
La mia attenzione fu catturata dal busto di una giovane donna il cui nome leggermente sbiadito nell’incisione riportava Porzi Colomba Antonietti, morta all’età di soli 22 anni a causa di una palla di cannone sparata dall’esercito francese mentre era impegnata nella difesa di Porta San Pancrazio sulle mura Aureliane a poche centinaia di metri da dove mi trovavo io in quel momento.
Istintivamente ebbi una sensazione forte, un misto di pietà ed ammirazione per una ragazza apparentemente come tante altre sue coetanee di oggi, che però per la libertà dell’Italia e senza pensarci due volte ha combattuto come un vero soldato e ha sacrificato la sua vita. Ricordo che mi venne naturale cercare un fioraio e depositare alcune rose rosse alla base del monumento di questa splendida eroina.
Ne nacque una riflessione un po’ più profonda e mi chiesi, ma a parte i libri di storia oggi quanti di noi soprattutto tra i giovani sanno veramente cosa è stato il nostro Risorgimento? perché tanti uomini e donne, molti giovanissimi se non addirittura bambini hanno dato la loro vita per quello che altri a torto giudicavano allora invece una chimera? Le risposte possono essere sicuramente molteplici ma quello che a mio avviso ritengo fondamentale per onorare la memoria dei nostri Eroi Risorgimentali è proprio quello di ricordarli , è una riconoscenza che gli dobbiamo ora e per sempre e spetta a noi tutti comunità trovare le modalità più’ idonee per farlo, per tramandare ed insegnare ai nostri figli che rappresentano il nostro futuro.
Aggiungo che ricordare il nostro Risorgimento a mio avviso è il modo migliore per rendere realmente coeso il nostro Paese,troppo spesso ancora diviso anche da ideologie di partito,siamo una Nazione libera ma questa libertà che ora diamo troppo facilmente per scontata circa 200 anni fa è stata conquistata con il sacrificio di tantissimi uomini e donne che, senza distinzione di ceto sociale, l’hanno anteposta ad ogni altra cosa, anche alla loro stessa vita.
Ho voluto quindi approfondire la figura di Colomba Antonietti ed ho scoperto una storia talmente bella che non posso fare a meno di raccontarle anche perché è una storia vera di amore e guerra. Colomba Antonietti nata a Bastia Umbra era la figlia di una coppia di fornai che si erano trasferiti per lavoro a Foligno dove conobbe il Conte Luigi Porzi , i due ragazzi si innamorarono e nonostante il parere contrario delle due rispettive famiglie dovuto al divario sociale, i due si sposarono segretamente nella notte del 13 dicembre del 1846.
Il Conte Porzi era un ufficiale dell’esercito pontificio e, quando a Roma dove si era trasferito si scoprì del suo matrimonio segreto, venne incarcerato per diversi mesi a Castel Sant’Angelo. Nei mesi successivi dopo aver scontato la sua detenzione e dopo un periodo di apparente tranquillità, la vita dei due giovani coniugi si sovrappone alle varie vicende, legate alle speranze prima e alle successive disillusioni poi, che erano state riposte dalla popolazione romana nel nuovo pontefice PIO IX.
La fuga a Gaeta del Pontefice rappresenta infatti una delusione per entrambi Luigi e Colomba che sognano entrambi un mondo nuovo e soprattutto libero, allo scoppio della guerra di Indipendenza Colomba Antonietti si taglia i capelli e si veste da militare e per restare accanto al marito tenente si arruola come volontario ed in diverse battaglie il suo coraggio, intelligenza e valore gli meritano l’elogio dello stesso Generale Garibaldi. Il tredici giugno 1849 , due anni e mezzo esatti dal matrimonio, poco dopo le 6 pomeridiane una palla di cannone sparata dall’artiglieria francese stroncava la vita di Colomba Antonietti che spirava tra le braccia del marito.
Il conte Porzi dopo la caduta della Repubblica Romana, non avendo ottenuto il condono papale sarà costretto ad espatriare in America, prima il Brasile e poi l’Uruguay, nonostante i sacrifici e la voglia di tornare in Italia per pregare sulla tomba di Colomba il conte per varie infauste vicende si ammalerà gravemente e morirà solo ed in povertà il 9/1/1900 a Canas di Montevideo, dalle lettere intercorse con il nipote si evince oltre che un amore infinito per la sua Colomba anche la struggente nostalgia per l’Italia che lo hanno accompagnato tutta la vita.
Sig. Ministro mi scuso sinceramente per la lungaggine, ma sono certo di averle parlato di una figura eroica ed affascinante sotto ogni aspetto, ma purtroppo scarsamente conosciuta, il mio desiderata sarebbe quello di togliere in senso figurato il velo che ricopre il busto di Colomba facendola uscire dall’ombra e attribuendole gli onori che merita nella storia d’Italia, le modalità possono essere le più svariate, una tra tante… un regista di buona volontà potrebbe realizzare un film, il veicolo più immediato per arrivare ad un pubblico giovanile, del resto ci sono tutti gli ingredienti di una storia che sembra un romanzo ma che è una storia vera, una delle tante che costituiscono la nostra identità ed il dna della nostra Patria.
Sig. Ministro Grazie di cuore per la pazienza ed il tempo dedicatomi, nel farle i complimenti per le molteplici e lodevoli iniziative culturali che ha intrapreso da quando le hanno affidato il prestigiosissimo Ministero della Cultura e per il meritatissimo terzo scudetto Partenopeo mi è lieta la circostanza per trasmetterle i più cordiali saluti.
Stefano Micheli




