Una strage silenziosa, sporcata dalla colpevole disattenzione (nel migliore dei casi), dalla consapevole omertà (in quasi tutti i casi), dell’informazione
È vecchia di circa 25 anni la legge (626) sulla sicurezza dei posti di lavoro. Una legge che impone dispositivi, comportamenti, attrezzature, controlli, individuazione di responsabili alla sicurezza in ogni impresa. Una legge che imponeva (ed impone tuttavia) corsi di formazione ad hoc. La legge meno applicata e più disattesa della storia dell’umanità.
Le morti dei due operai di un impianto di trasformazione di residui di macellazione, ultime di un orribile elenco, sono il frutto di una regressione culturale e delle condizioni di lavoro, che ci ha portato di un secolo indietro nel tempo.
Ma è, insieme, il frutto di un bombardamento mediatico e politico senza precedenti, fatto in nome del primato dell’impresa, degli utili d’impresa, in quanto unici propulsori dell’occupazione. Un grande equivoco che ha generato decisioni politiche, comportamenti, leggi e deregulation selvaggia. Che ci ha posto agli ultimi posti nel mondo industrializzato, superati in peggio, forse, solo dall’India e dalla Cina.
A tutto ciò, alle morti stesse, hanno contribuito le scellerate riforme che hanno riguardato il lavoro, ultima nel tempo ma non ultima in ordine d’importanza, la famigerata riforma chiamata Jobs Act dal suo promotore. Una riforma che ha stravolto tutto, che ha fatto prendere totalmente in favore del datore di lavoro la bilancia. Una riforma che ha reso possibile la moltiplicazione dei contratti che regolano il lavoro ed ha reso legale il ricatto. Un ricatto che, in questo momento, risulta essere l’unico arbitro nel rapporto datore-dipendente.
Non siamo più un paese occidentale, non siamo più un paese civile. Le condizioni dei lavoratori sono la prova di ciò e del declino morale e culturale inaugurato da Berlusconi e le destre e continuato da Renzi.
Continuiamo sulla stessa strada con Draghi; Salvini ed il suo compare Bonomi vorrebbero (addirittura) fare di più. Le morti dei lavoratori hanno molti padri o, meglio, killer. Gli stessi che, in piena consonanza con le abitudini mafiose, sono i primi ad andare ai funerali.
Giancarlo Selmi



