Dopo un 2022 da dimenticare, l’universo obbligazionario, sotto diverse forme, sta mostrando buone performance da inizio anno. Le stesse sono frutto più del rendimento cedolare che di un apprezzamento in conto capitale
Infatti, se andiamo ad analizzare le performance da inizio anno, le obbligazioni governative di breve termine (JPM EMU 1-3 Y) hanno reso lo 0,8%, quelle a medio lungo termine (Bloomberg Euro Aggregate Bond) il 2,2%, le obbligazioni corporate (Bloomberg Euro Corporate) il 2,8% mentre per le obbligazioni globali (Bloomberg Global Aggregate) il rendimento è negativo, -1,7%, dove però è il deprezzamento del dollaro che ha inciso, per un buon 4%.
La componente bond è tornata in grande stile nei portafogli con flussi in entrata da inizio anno che solo per la componente governativa ammontano a più di 11,5 miliardi (Fonte: Morningstar).
Gli investitori hanno fiutato questo momento come irripetibile dato che, dal punto di vista del ciclo dei tassi, l’avvicinarsi al picco offre un ottimo punto di ingresso, con livelli di tasso capaci di generare rendimenti reali che non si vedevano da tempo e comunque superiori alla media degli ultimi 20 anni.
Su quale segmento concentrarsi?
Sono sicuramente da mantenere o incrementare le obbligazioni societarie Investment Grade a breve scadenza (1-3 anni) per beneficiare degli elevati tassi di quel tratto di curva, conseguenza delle politiche monetarie restrittive, e del buon livello di spread, che sta mantenendo una certa stabilità.
Per quanto riguarda i rendimenti governativi, dato il rallentamento economico, i timori legati alla recessione e il probabile pivot raggiunto dai tassi delle Banche Centrali, è opportuno iniziare ad allungare la duration di portafoglio per beneficiare della graduale discesa dei tassi che si declinerà in un aumento del valore delle obbligazioni. Inoltre, i bond a maggior duration hanno mostrato un buon carattere diversificatore nei periodi di stress dei mercati.



