Siamo di fronte a una “grande rivoluzione industriale che ha costi e benefici, vincenti e perdenti”. Secondo Adolfo Urso “la transizione ecologica non è un pranzo di gala” e dobbiamo affrontare quello che è, sostanzialmente, un cortocircuito green
Nell’intervista rilasciata a Il Messaggero il ministro delle Imprese e del Made in Italy spiega che “per fare il biocombustibile occorre piantare centinaia di milioni di alberi da cui poi si realizzerà la biomassa, alberi che nella vita assorbiranno molta più anidride carbonica di quella che sarà risparmiata con l’elettrico. Per fare una batteria e una macchina a trazione elettrica occorre riaprire i giacimenti in Italia e in Europa, scavare la terra ed estrarre litio e poi cobalto, manganese, titanio”.
“La Commissione ha già annotato 34 materie prime critiche e si appresta a chiederci di aprire le miniere che abbiano chiuso 30 anni fa per estrarre quel che ci serve e lavorare poi i minerali sul nostro territorio – continua – È facile fare gli snob quando il cobalto viene estratto in Congo e lavorato in Cina con il lavoro minorile e in spregio all’ambiente. Chi lo spiega a chi ha imbrattato la Barcaccia di piazza di Spagna che la batteria elettrica nasce dal sottosuolo”.
C’è poi la questione automobili e incentivi, di cui, secondo il ministro del governo Meloni “sono andati in gran parte, per oltre l’80 per cento, a veicoli prodotti all’estero. Assurdo. Aggiungiamo anche che sono stati rottamati più euro 5 che euro 1. Gli incentivi – specifica Urso – hanno favorito la produzione straniera”.
Inoltre, secondo il ministro, l’Italia deve “incentivare invece la rottamazione dei veicoli più vecchi, ad alto tasso inquinante, che di solito sono posseduti da chi non può permettersi certo di comprare un’auto elettrica. Per capirci un’Euro 1 inquina 28 volte di più di un’Euro 5. Dobbiamo costruire un’azione che guarda a chi vive in periferia non solo nella Ztl”.


