La riconfermata Presidente della Commissione UE, partita con il piede sbagliato dichiarando di voler risolvere i problemi del vecchio continente dopo le auto dichiarate meritate vacanze, vanta numeri fiduciari sulla carta maggiori di quelli del 2019, ma in realtà i suoi poteri reali appaiono più ridimensionati per una concomitanza di fattori da Ovest e da Est
L’effetto di spiazzamento con cui i Verdi hanno sancito l’esclusione dei Conservatori dal perimetro della maggioranza Ursula, determinando la riproposizione delle irrealizzabili politiche di transizione green nell’automotive e nell’edilizia, potrebbe rivelarsi una vittoria meramente aritmetica corrispondente a una sonora sconfitta politica.
Non è infatti un mistero che la metà del nutrito gruppo dei Popolari nel nuovo Parlamento europeo, in più occasioni, abbia votato assieme a Conservatori e movimenti sovranisti e nazionalisti per ridimensionare l’impatto dei provvedimenti volti a dichiarare fuori legge i motori endotermici e rendere obbligatori i balzi all’insù delle classi energetiche degli edifici, pur in assenza di sufficienti risorse pubbliche (super eco bonus docet) per coprire i costi altrimenti a carico di famiglie fiscalmente poco capienti.
Provvedimenti che andranno incontro a un inevitabile ridimensionamento, in uno con il rinnovato quadro politico emerso in Francia e in Germania, con la netta avanzata dei movimenti sovranisti, populisti e nazionalisti in antitesi al crescente arretramento nei consensi dei partiti socialisti, socialdemocratici e centristi che hanno segnato la venuta meno dei consensi intorno ai propositi guerrafondai del francese Macron e del tedesco Scholz, riusciti nel miracolo di resuscitare e rinvigorire le formazioni di estrema destra e sinistra contrarie alle politiche di acritico invio di armi, forniture e contingenti a un governo ucraino in cima alle classifiche mondiali di corruzione e di opacità amministrativa.
Sotto il tappeto dei grandi numeri, si cela pertanto la polvere di una debolezza di merito della Commissione von der Leyen bis, con una Presidente direttamente interessata dalle inchieste della magistratura europea sui poco trasparenti contratti per i vaccini anti covid, con sullo sfondo la vittoria oltre atlantico del repubblicano Donald Trump i cui propositi programmatici puntano a un’America sempre meno “balia” della UE che dovrà quindi accantonare gran parte dei propri intenti belligeranti contro la federazione Russa e contro il dragone cinese i cui interessi industriali e commerciali sono oramai saldi e consolidati nel vecchio continente e non risentono dell’applicazione di tardivi quanto inefficaci dazi doganali boomerang.
Insomma, il voto contrario di Giorgia Meloni e dei Conservatori – al netto degli imbarazzi creato dalla Lega nazionalista di Salvini e dall’ala più nostalgica e neo missina e cameratista di Fratelli d’Italia – potrebbe non essere stato poi così tanto negativo come additato dalla stampa generalista di casa nostra. Per lo meno in riferimento alle prospettive di medio periodo non necessariamente votate a un rigorismo contabile a ogni costo sulla partita del debito pubblico.
Dir politico Alessandro Zorgniotti



