Vanni Perrone

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È l’amico di sempre. Abbiamo studiato insieme e poi insegnato negli stessi anni. A differenza mia Vanni è un esperto di musica. Classica, pop, rock. Da una pri­ma nota sa riconoscere il brano e sa pure cantarlo. Quando studiavo a Cuneo pas­savo interi pomeriggi a casa sua. Abitava nella stazione essendo il padre un fun­zionario delle Ferrovie. Poi abbiamo de­ciso entrambi di fare gli insegnanti. Lui ha sposato la collega Luisa Falciani ed ha un figlio, Vittorio, ormai trentenne. Pur abitando distanti riusciamo con una certa frequenza a vederci, anche solo per una cena o un caffè. La caratteristica principale di Vanni, ol­tre ad una solida cultura che gli consente di conversare di tutto, è il suo carattere sempre allegro e positivo. “La vita è breve – dice spesso – Non vale la pena di arrab­ biarsi per stupidaggini”. Con lui ho fatto numerosi viaggi, sia da ragazzo che da insegnante, in vari Paesi. Fu proprio in uno di questi che Vanni or­ganizzò uno scherzo che ancora oggi mi sembra impossibile. Eravamo partiti dall’aeroporto di Mila­no per Praga, durante il periodo natalizio, con altri amici e colleghi tra cui Angela Poggi che insegnava lettere alla “Craveri” di Bra nei miei stessi corsi. A metà viaggio mentre si chiacchierava tutti allegramente sentimmo lo steward al microfono che ci chiedeva un attimo di
attenzione. Nell’aereo ci fu silenzio tota­le. “Vi informo – disse il giovanotto – che su questo aereo viaggia l’onorevole Bep­pe Ghisolfi a cui rivolgiamo un caloroso saluto”. Rimasi interdetto qualche secon­do e scorgendo la faccia sorniona di Van­ni stetti al gioco. Mi alzai e feci un cenno di saluto rivolto a tutti i passeggeri che man mano si avvicinavano a salutarmi. Ovviamente ci credettero tutti e, atter­rati a Praga, ognuno tornò ad ossequiar­mi. Erano gli anni settanta. Adesso per un episodio simile ci arresterebbero tutti. Vanni ha sempre preso la vita per gio­co. Ha settant’anni come me, ma ne di­ mostra cinquanta.