“Io sono un provocatore: l’artista deve provocare le coscienze per tenerle sveglie. E se qualcuno si innervosisce, meglio.Così si sveglia”. Arrivando al Dall’Ara per il debutto ufficiale del suo tour, dopo le due prove generali di Rimini, Vasco Rossi assolve alla sua maniera la funzione pasoliniana del ruolo:
“Tra le prime parole del mio concerto dico che bisogna guardare in faccia la realtà, un verso di Dillo alla luna, e la realtà non è quella che ci racconta chi comanda. Più che mai sento nell’aria una narrazione edulcorata che non corrisponde alla realtà. C’è chi vuole dire che va tutto bene, si preoccupano solo del consenso. La politica ci racconta solo favole, sento solo dei gran discorsi, discorsi, discorsi ma nessuno fa niente. I politici non fanno gli interessi del Paese ma solo i loro personali, tutelano solo i loro di interessi, dicono solo un sacco di stronzate per prendere voti. L’Italia qui, l’Italia là… Macché grandeur: l’Italia non conta niente nel mondo, siamo un paese piccolissimo, bisogna dire grazie se è ancora in Europa”.

Il Blasco, appena atterrato in elicottero da Rimini dove alloggia al Grand Hotel (anche se abita a due chilometri dallo stadio bolognese farà su e giù), non salva nessuno: “Io sono ancora radicale, salvo solo Pannella che non c’è più… della distinzione destra-sinistra non me ne frega un cazzo.i politici di oggi sono quasi tutti da bocciare: lo dico durante la canzone T’immagini , Meloni, Berlusconi, Salvini, ma anche i cinquestelle e i comunisti, tutti dicono solo favole. Non ho problemi a fare i nomi”.
A Bologna ha venduto 160 mila biglietti per quattro sold out (6-7-11-12 giugno) e arriverà a 450 mila per tutto il tour (altre due date a Roma, Palermo e Salerno). “Finalmente Bologna. Non scontato profeta in patria”, ha scritto sul suo profilo Facebook e lo ribadisce ai giornalisti prima di salire sul palco.
“Per me è un omaggio a questa città che unisce l’Emilia e la Romagna, quello che sono lo devo anche a Bologna che mi ha adottato dall’età di 15 anni, ci sono cresciuto, ci ho fatto l’università, e mi sono formato culturalmente, ho fatto teatro sperimentale, ho scoperto Ionesco, la letteratura americana, Ginsberg, Kerouac, il progressive rock e il grande sogno anarchico di Bakunin. Sempre da qui ho cominciato ad amare l’arte di scrivere canzoni e sono partito per questa straordinaria incredibile ed inimmaginabile avventura artistica e musicale”.
Emilio Marrese


