Vaticano, l’eredità di Bergoglio è una Chiesa in default: troppi i debiti e manca la liquidità

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Spirito Santo cercasi: anche nei conti. Il prossimo Papa potrebbe essere il primo nella storia della Chiesa a dover vendere i tesori nascosti nei sotterranei vaticani. Non per capriccio, ma per necessità.

Dalla Sistina dovrà uscire un Pontefice che conosca non solo le Beatitudini, ma anche i bilanci consolidati. Si dice che nei Conclavi lo Spirito Santo faccia la sua parte; ai cardinali spetta il compito di non rovinarla.

Stavolta, però, il Paraclito dovrà addentrarsi nei faldoni dell’Apsa e magari dare un’occhiata ai margini operativi della miriade di fondazioni vaticane. Perché il futuro Pontefice erediterà non solo la guida della Chiesa universale, ma anche il peso di una macchina amministrativa in affanno, complessa e – soprattutto – non più economicamente sostenibile. Le Congregazioni generali hanno cambiato linguaggio. Non si discute più di dogmi, ma di debiti.

Non di pastoralità, ma di patrimoni. In questi giorni, il termine più ricorrente tra i porporati non è «evangelizzazione», ma «sostenibilità». Non per cinismo, ma per urgenza: senza una riforma amministrativa, la Chiesa rischia di non riuscire nemmeno più a permettersi la carità.