Il Governatore centrale della Banca d’Italia ha svolto, come da consuetudine annuale nella giornata del 31 maggio, le considerazioni sullo stato economico sociale del nostro Paese in relazione al mercato domestico e agli andamenti dei mercati europei e globali
Molto significativo, nel novero delle analisi econometriche e macroeconomiche che connotano la relazione svolta da Ignazio Visco di fronte ai vertici istituzionali statali e governativi e degli enti categoriali e indipendenti, il passaggio relativo ai salari.
Come è noto, il nostro Banchiere centrale ha più volte espresso la propria contrarietà nei confronti di meccanismi fondati su sistemi di indicizzazione automatica generalizzata delle retribuzioni al livello del tasso d’inflazione, temendo effetti volti ad alimentare piuttosto che a contrastare il picco del costo della vita.
Egli ha semmai espresso l’auspicio che la politica economica governativa ponga in atto strumenti diversi, a carattere eccezionale e temporalmente circoscritto, per tutelare il potere d’acquisto e il salario e risparmio reale delle categorie più vulnerabili e meno protette di fronte a un aumento dei prezzi non di breve durata.
Per questo, e in maniera che potrebbe sembrare anche clamorosa considerate le premesse, Visco ha smentito, in termini di linguaggio diplomatico ma comunque netto, le tesi del Governo Meloni secondo il quale l’introduzione di un salario minimo non sarebbe necessaria né opportuna, ma viceversa occorrerebbe lavorare unicamente nella direzione della riduzione degli oneri fiscali e contributivi gravanti sulla busta paga del lavoratore dipendente medio.
Su quest’ultimo punto, ossia il trasferimento del carico tributario diretto e indiretto dai redditi da lavoro verso le rendite e i patrimoni improduttivi, la Banca d’Italia è sostanzialmente concorde con la linea guida ispiratrice della riforma del sistema impositivo redatta dal Viceministro alle Finanze onorevole Maurizio Leo; il tema di divergenza è rappresentato dall’approccio intorno al salario minimo e alla sua funzionalità rispetto alla piaga del lavoro povero, sotto retribuito e non adeguatamente contrattualizzato.
Il governatore Visco individua la paga retributiva minima legale come una soluzione di tipo straordinario, e come tale doverosa, per aiutare coloro che, persone in età lavorativa, non dispongono della forza contrattuale e degli strumenti negoziali utili a conseguire, sulla base del lavoro prestato, redditi idonei a fronteggiare prezzi accresciuti.
Sulla stessa lunghezza d’onda, vale il richiamo del vertice della Banca d’Italia a che ogni prossima futura innovazione in ambito tributario non violi il precetto costituzionale della progressività degli scaglioni e delle aliquote, e concentri semmai ogni sforzo sull’altro versante della comprensibilità, della semplificazione e della intelligibilità e trasparenza partecipativa dei meccanismi impositivi e delle modalità di pagamento delle tasse e imposte.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




