William Irish –  La donna fantasma – Milano, Mondadori, 1953. 208 p. (249)

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GIALLO 4 – Un’opera narrativa, questa, caratterizzata in pieno dal suo stile inimitabile, attento ai particolari umani, alle zone d’ombra, ai soggetti minori, ma anche alle grandi questioni della vita. Perché così è stato William Irish, ovvero Cornell Woolrich, alias Cornell George Hopley Woolrich, per usare tutte e tre i nomi con cui firmava i suoi gialli

Sarà infatti un anonimo agente di polizia, Burgess (non Holmes, Poirot o altri…) a risolvere l’intricato enigma che vede quale soggetto e personaggio principale una strana donna, dall’originalissimo cappellino che appare, poi scompare e nessuno dei tanti che l’hanno incontrata sembra ricordarsi più di lei; lei che potrebbe evitare la morte sulla sedia elettrica di un uomo innocente, Scott, accusato di aver ucciso la moglie, Marcella; prove che apparentemente lo accusano e lo inchiodano, rafforzate da una sua relazione con la brava ed intelligente oltre che temeraria “nuova fidanzata”, Carol.

Tutti i quesiti e le domande riceveranno alla fine una risposta, ovviamente, ma al lettore parrà strano ed incredibile come possa essere accaduto tutto quello che legge, sempre in una direzione unilateralmente accusatoria verso Scott, non solo mai facendo scoprire che fine avesse fatto “il fantasma”, verità anche questa alla fine spiegata dall’autore ma senza approfondirne cause, motivi, e mezzi, ma anche lasciando volutamente nel vago parecchi dettagli che la riguardano. Forse perché vuole lasciare su di lei quel velo di mistero/fantasma con cui l’ha identificata o, forse – pensiamo noi – perché qualche volta serve un non spiegato, per lasciare al lettore la libertà di completare la conoscenza a suo gusto e gradimento.

Si parte dalle sei del pomeriggio 150 giorni prima dell’esecuzione di Scott – ormai condannato a morte – per arrivare al giorno dopo l’esecuzione… che contiene le spiegazioni finali dell’intera vicenda, con un finale che non vi sveliamo ma una trama che è uno spettacolo per mente, cuore ed immaginazione, con la quale, se ne farete uso, potrete sentire l’odore di alcool e fumo di certi bar, vedere i balletti sulla scena del teatro, circolare per le vie della città col leggero fumo di vapore che sbuffa dalle tubazioni agli angoli dei marciapiedi che portano il riscaldamento nelle case.

Il protagonista, Scott, dopo aver bisticciato con la moglie che all’ultimo momento non ha voluto andare a teatro come prima aveva promesso, decide di invitare la prima donna che incontrerà – non fate mai una cosa del genere! – non sapendo a cosa sta andando incontro.

Non è interessato alla donna in sé che nemmeno ricorderà come è fatta, né all’avventura né a terzi fini, solo a godersi una serata senza pensieri; infatti non si conosceranno  per nome né parleranno di se stessi all’altro convinti entrambi che quella sarà la prima e l’ultima volta che staranno insieme.

Quando poi verrà trovata la moglie strozzata da una sua cravatta – che si sarebbe intonata col vestito indossato quella sera, mentre ne ha un’altra che stona con l’eleganza del suo vestire –  allora le cose cambiano. Trovare quella donna diventa fondamentale, ma lui non può (è già stato condannato ed è nel braccio della morte) e la giovane Carol è debole ed indifesa per affrontare il mondo dei cattivi.
Ecco allora che Burgess, ancora convinto della sua colpevolezza ma volendogli dare un’ultima possibilità lo invita a chiamare per farsi aiutare nella ricerca un vecchio amico.

Amico che Scott credeva di aver dimenticato, Lombard, benestante che vive in sud America ma che accorre subito alla sua chiamata e farà di tutto, ma dico proprio di tutto per rintracciare questa fantomatica donna; bisogna capire però qual è la vera ragione per cui egli spende tanto tempo e tanto denaro per questo compito.

Ovviamente noi non lo diciamo: è la chiave del giallo.
A fine lettura avremo raggiunto una conoscenza maggiore del comportamento umano, soprattutto delle ragioni che lo muovono e chissà che questa conoscenza non ci aiuti a leggere meglio tutte le azioni che compiamo e di capire di più quelle del nostro prossimo.

franco cortese

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