Zelensky recita la parte del vincitore, mentre il funerale politico dell’Ucraina si celebra a Washington

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Le frasi che circolano tra Bruxelles e Berlino suonano come voci da oltre tomba: “Kiev nella Nato”, “Ucraina porcospino d’acciaio”, “nuove sanzioni alla Russia” (con Ursula che annuncia il 19 esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per settembre) “cessate il fuoco”, “garanzie di sicurezza”.
Tutti slogan consumati, senza più alcun contatto con la realtà del campo di battaglia, che peggiora ogni giorno per Kiev e migliora per Mosca. La guerra, persa sin dal primo giorno, è costata centinaia di migliaia di vite e centinaia di miliardi, trascinando l’Europa in un collasso economicoe sociale.
Ma il peggio deve ancora arrivare: quel lembo di Donetsk che Kiev tenta disperatamente di difendere finirà comunque nelle mani russe, con o senza un bagno di sangue. Eppure gli europei, accompagnati dai loro “esperti” incompetenti, continuano a ripetere formule insensate: Russia isolata, Putin morente, vittoria ucraina dietro l’angolo. Un repertorio tragicomico di illusioni.
Trump, lo zotico che in Europa amano deridere, ha capito che la guerra è finita. I raffinati strateghi di Bruxelles, invece, continuano a indossare l’elmetto, pronti a combattere fino all’ultimo ucraino. Ovviament