L’umiliazione di Berlusconi al Quirinale

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E’ terrificante solo il fatto che si parli di Berlusconi al Quirinale.

L’ennesima umiliazione come cittadini italiani. Siamo sotto una cappa politica e culturale davvero opprimente. Viene voglia di fare le valigie ed andarsene dall’Italia come del resto fanno tantissimi giovani. Non solo in cerca di un lavoro più dignitoso ma anche di una democrazia più evoluta. In cerca di aria respirabile. Essere ancora qui a parlare di Berlusconi è profondamente deprimente ma non sorprende. Berlusconi è un precursore del sistema dominante. Lobby personale, partito personale, giornali e televisioni. I tre pilastri del sistema nelle mani di una stessa persona. Un’armata che nessuno è riuscito a scalfire e che gli ha permesso di sopravvivere a scandali immani che avrebbero affossato qualunque personaggio pubblico anche nei bistrattati paesi del terzo mondo. Berlusconi incarna decenni di malapolitica in cui siamo ancora incredibilmente invischiati. Ma da noi soldi e potere che garantisco di farla franca, di manipolare la realtà, di mantenere una posizione privilegiata, di restare sulla scena fino all’ultimo senza mai rispondere dei propri fallimenti personali e politici. In Italia se sei un povero cristo paghi anche il minimo errore, se sei ricco poi combinare di tutto ed ambire al Quirinale. Roba da terzo mondo. Una cappa davvero irrespirabile. Con una politica che fa finta di nulla e la stampa che copre tutto. Una democrazia senza nessuna faccia e parola. Senza moralità e valori. Senza idee e slancio. Senza visione. Giusto uno sterile scontro personale tra miseri egoisti. Giusto un mercato poltronistico. Risse e propaganda. Parole vuote. Minestre riscaldate talmente tante volte da risultare rancide. Profonda frustrazione ma anche noia. Voglia di andarsene in esilio volontario o in cerca di un’aria più respirabile. Se l’Italia fosse una democrazia moderna e civile, i protagonisti di decenni di malapolitica se ne sarebbe andati da soli. Avrebbero preso atto del loro fallimento storico e lasciato spazio alle nuove generazioni. Normale ed igienico ricambio democratico. Ma siamo in Italia. Sono ancora tutti lì come se nulla fosse ed hanno ancora ragione loro. Nel 2018 si è verificato addirittura uno tsunami elettorale frutto dell’esasperazione popolare e della dirimente voglia di cambiamento. Ebbene, non è servito a nulla nemmeno quello. Non solo se ne son fregati, ma hanno reagito ferocemente per restaurare il sistema precedente e restare in sella. E dato che controllano soldi e stampa e posizioni chiave, ci sono pure riusciti

Questo anche grazie ai rivoluzionari de noialtri che si son rivelati incapaci o fasulli o han tirato i remi in barca. Una democrazia da terzo mondo. I cittadini che esprimono una volontà e la politica ne esprime tutt’altra con la stampa che copre tutto. Ma Berlusconi è anche l’emblema della deriva culturale che sta devastando la vita delle persone come quella delle società. Gli affari propri prima di tutto. L’imporsi sugli altri ad ogni costo. La guerra permanente per accumulare soldi e potere e fama. La rissa perenne contro qualche efferato nemico. La superficialità dell’immagine. L’immedesimazione col personaggio pubblico che si recita sui palchi della vita. Egoismo all’ennesima potenza. Un modo d’interpretare la vita fallimentare perché inchioda in una nefasta giungla quotidiana senza non donare affatto il benessere che promette. Una giungla in cui perdono tutti. Perché un conto è soddisfare le mire del proprio ego, un conto soddisfare le proprie genuine esigenze di esseri umani. L’egoismo è uno stato d’inconsapevolezza profondo che porta all’autodistruzione personale e di riflesso a quella collettiva. In questo senso di Berlusconi è piano zeppo. Un’aria davvero irrespirabile. Ora siamo al 60% di cittadini italiani che non votano nemmeno più e giovani che scappano in massa. Una situazione potenzialmente esplosiva. Eppure l’ammucchiata tecnocratica fa finta di nulla e si parla di Berlusconi al Quirinale. L’ennesima umiliazione come cittadini italiani. Roba da terzo mondo. Voglia di fare le valigie ed andarsene.

Tommaso Merlo