21 giugno 1970, esattamente 50 anni fa

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la nazionale azzurra di calcio disputava la sua prima finale mondiale del dopoguerra. Sono trascorsi solo quattro giorni dalla interminabile notte dell’Azteca, dove i nostri eroi calcistici hanno dato vita con i tedeschi dell’ovest al “match del secolo”, e non si è ancora spenta l’eco dei festeggiamenti che per tutta la notte hanno tenuto in piedi un intero Paese, che ha finalmente riscoperto dopo venticinque anni, sia pure per un banale match calcistico, l’amor di patria e le bandiere tricolori, allorquando nella medesima cornice dell’Azteca affrontiamo i mostri sacri brasiliani guidati da un incontenibile “O’Rey” Pelè, alla sua miglior performance calcistica della sua carriera. I brasiliani vi arrivano certamente più freschi, avendo in semifinale dovuto soffrire solo per quarantacinque minuti per liberarsi della loro bestia nera di sempre, gli uruguagi, mentre nel clan Italia, passata l’euforia della vittoria mozzafiato coi tedeschi, sono ricominciate le polemiche di sempre, con protagonista involontario il solito Gianni Rivera, finora utilizzato part time nella famigerata “staffetta” con Sandro Mazzola. Se gli attaccanti non fanno mistero di voler Rivera in campo, l’unico in grado di garantire loro rifornimenti di qualità, difensori e centrocampisti, invece, vedono Rivera col fumo negli occhi, imputandogli scarsa propensione alla protezione del centrocampo. E se è vero che proprio a Rivera si deve la decisiva rete del 4-3 nei supplementari con i tedeschi che ci ha portati in finale, tuttavia non sono pochi nel clan azzurro quelli che contestano a Rivera di non aver mai ripiegato in difesa nel secondo tempo con la Germania, mentre in difesa soffrivamo. E il Ct Ferruccio Valcareggi, che tra le sue qualità non annnovera certo il coraggio, decide di piegarsi alle pressioni e di non impiegare in finale Rivera, il più tecnico dei suoi, se non per gli ultimi famigerati sei minuti, più che altro per chiamarlo a correo della disfatta. Se qualcuno vi dice che quel Brasile era imbattibile, non credetegli, vi basta rivedere la partita, su youtube abbondano i video integrali del match. Per oltre un’ora, anzi quasi settanta minuti, gli azzurri sono stati decisamente superiori ai brasiliani, che anche in questo match hanno confermato di avere una difesa assolutamente non all’altezza. Ogni volta che Roberto Boninsegna, in grandissima forma in questo match, e lo stesso Riva, si avventuravano dalle parti di Leao, per i tifosi verdeoro erano sorci verdi. Grandissima anche la prestazione di Domenghini, che finchè ha avuto fiato e gambe, per 70 minuti ha furoreggiato con continue incursioni nella metà campo brasiliana. Purtroppo i rifornimenti ai nostri attaccanti non sono stati sufficienti, per numero e qualità, e ciò nonostante, fino a quasi al 70°, avremmo meritato di essere in vantaggio. Non bisognava essere dei Clausewitz per capire che con Rivera in campo a rifornire adeguatamente Boninsegna e Riva, magari arretrando Mazzola e rinunciando all’inutile De Sisti, che per tutto il match non ha toccato palla ed è stato di gran lunga il peggior azzurro in campo, sarebbe stata un’altra partita. Nella sua autobiografia, Pelè racconta che nell’intervallo del match, quando si era ancora sull’1-1, lo scoramento collettivo si era diffuso tra i suoi, visto che gli attaccanti azzurri avevano già seminato il panico nel primo tempo, all’idea di vedere alla ripresa del gioco Rivera in campo, e che quando lo videro sempre seduto in panchina, tutti i suoi compagni tirarono un sospirone di sollievo. Solo dopo la rete del 2-1 brasiliano, negli ultimi venti minuti di gara, l’Italia è crollata sulle gambe, ed è stata inferiore, non nei settanta minuti precedenti, quando, se fosse stato un match di pugilato, saremmo stati in vantaggio ai punti. Finisce dunque con un pesantissimo ma bugiardo 4-1 per i brasiliani, il sogno mondiale azzurro e dei tifosi italiani di rivivere una nuova notte di gioiosa follia. Tuttavia nel clan azzurro c’è egualmente soddisfazione, rispetto alla disastrosa spedizione azzurra di quattro anni prima in terra inglese, e si invitano i tifosi ad accogliere degnamente gli azzurri a Fiumicino, ma Mandelli e gli altri dirigenti non hanno fatto i conti con l’imprevedibilità italica, ed all’aereoporto romano saranno invece ancora fischi e pomodori, ed alcuni cartelli chiedono a Mandelli quanti cruzeiros abbia intascato dal regime militare brasiliano per escludere Rivera…!