Magneti Marelli, nuova gestione straniera: cassa integrazione per 910 dipendenti

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Bologna – La Magneti Marelli ha preso una decisione a dir poco drastica. Per un periodo di 13 settimane (tra fine ottobre e gennaio 2020) l’azienda ha fatto richiesta di cassa integrazione ordinaria per 910 lavoratori impiegati negli stabilimenti di Bologna e Crevalcore. Nel primo caso, gli interessati sono 630 degli 800 dipendenti totali, mentre nel secondo parliamo di 280 lavoratori su 350. Per gli impianti del capoluogo si chiedono otto settimane di Cig a zero ore e, in provincia, le settimane a casa dovrebbero essere addirittura tredici. Queste cifre sono allarmanti. I più pessimisti potrebbero pensare che l’ormai ex Magneti Marelli voglia chiudere bottega nel bolognese.
Troppi esuberi per un settore in espansione

Andiamo con ordine. A Crevalcore dove si produce componentistica per motori benzina e diesel, la cassa integrazione richiesta dai nuovi proprietari di Marelli può essere considerata “congiunturale” anche se coinvolge quasi tutti i dipendenti. Si salvano solo i fonditori del reparto alluminio. Dunque, in questo caso, si tratta di utilizzare un ammortizzatore sociale a fronte di un calo dei volumi di produzione.

Lo stesso, però, non si può dire dello stabilimento del capoluogo emiliano. A Bologna sono coinvolti dalla cassa integrazione, oltre trecento tra tecnici, ingegneri e ricercatori. L’unica eccezione almeno per ora riguarda il settore della componentistica per l’auto elettrica. C’è da dire che siamo ancora all’inizio delle trattative. Nelle prossime settimane la mediazione quantitativa e qualitativa della cassa sarà oggetto del tavolo tra azienda e sindacati. Inoltre secondo la Fiom: “La questione potrebbe e dovrebbe rientrare anche nelle contrattazioni nazionali sui temi dell’automotive che impegneranno il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo”.