4458 nuovi casi, il picco da aprile in qua

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Non è ancora una condizione di emergenza, ma è giusto governare questo principio di autunno operando sulle misure che servono.

Non c’è l’emergenza per prima cosa dei posti letto e delle terapie intensive dove i numeri sono sotto controllo.

Il governo fa bene a ripetere come un’ossessione le raccomandazioni di base (volto, mani, assembramenti).

Naturalmente è come l’appello a stare a casa, perché c’è casa e casa. E allora evitare di accalcarsi è più facile per chi si muove col taxi o la macchina, ma è meno scontato per chi deve prendere i mezzi alle ore di punta. Agire su quelle situazioni diventa la priorità delle prossime giornate, così come serve fare un tagliando ai drive in test perché non puoi stare in coda sette ore o più se ci porti un ragazzino (figlio, nipote) che il tampone vuoi che lo faccia per non stare angosciato.

Stamane il professor Crisanti lo ha detto in una conversazione su Repubblica a chiare lettere e credo si sia procurato, come si dice, sul campo, il tasso di autorevolezza necessario a dargli più che retta.

La cosa da evitare credo sia trasmettere dall’alto, dal governo, il senso di un riflesso d’ordine, la sensazione di una stretta che limitando movimenti e mobilità non sia scortata da spiegazioni puntuali e convincenti sui modi, i tempi, le regole che si scelgono.

Il tema non sono i negazionisti (ma per davvero sabato tornano a manifestare a Roma?). Quelli vanno semplicemente contenuti nei danni che possono produrre a sé e agli altri.

No, mi riferisco al bisogno da ora ai prossimi mesi di coinvolgere le persone e farle sentire partecipi di scelte collettive e comportamenti adeguati, non come costrizioni e obblighi, ma convenienze e ragionevolezze che ciascuno sente di dover rispettare nell’interesse proprio e di chi gli sta vicino.

Si chiama senso di responsabilità o anche spirito civico o battezzatelo pure come ritenete meglio.

Io ho trovato una vecchissima frase in un articolo pubblicato l’11 maggio 1977 e firmato da Italo Calvino.

La sua riflessione muoveva dal rinvio del primo storico processo alle Brigate Rosse, rinvio causato dalle intimidazioni ricevute da alcuni avvocati e giudici popolari.

Il commento di Calvino era stato questo:

“Oggi lo Stato consiste soprattutto nei cittadini democratici che non si arrendono, che non lasciano andare tutto in malora”.

Parole semplici, dirette, inequivoche.

Forse anche per noi oggi vale qualcosa di simile: abbiamo davanti settimane, forse mesi, faticosi, ma proprio per questo anche adesso lo Stato non sono tanto e solo i decreti, le ordinanze, i regolamenti.

Lo Stato sono i cittadini che non si arrendono, che non lasciano andare tutto in malora.

Buona serata e un abbraccio (e grazie per i tanti e bellissimi commenti al semaforo di Barberini)

Gianni Cuperlo