60mila lavoratori “invisibili”

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Ma che in realtà sono del tutto visibili a migliaia di italiani che ogni giorno ordinano cibo tramite app dal proprio telefonino e lo ricevono a casa o in ufficio grazie al lavoro di tanti fattorini. I “riders” – per dirla con l’ennesimo termine mutuato dal mondo anglosassone – vedono finalmente riconosciuti i propri diritti.
Impegnati in ogni condizione, “premiati” in base a un algoritmo, sotto pagati, controllati in ogni loro spostamento, senza tutele, considerati autonomi ma – in realtà – del tutto dipendenti dalle grandi aziende per cui lavorano. Alle quali la Procura di Milano ha comminato una maxi multa di 733 milioni di euro (forse sproporzionata) e l’obbligo di assumere tutti i lavoratori, applicando una norma del “jobs act”.
Una decisione che rende in parte giustizia a questi lavoratori, ma che deve essere da stimolo per una migliore regolazione di questo tipo di attività. Cercando un difficile, eppure necessario equilibrio tra gli investimenti di aziende su un servizio di largo utilizzo che può generare nuova occupazione e il sacrosanto rispetto dei diritti dei lavoratori. Una sfida a cui non ci si può sottrarre.
Marco Di Maio