TORINO – “Florem decoris singuli carpunt dies”, ogni giorno che passa rapisce un fiore alla bellezza – diceva Seneca – e “Rarum fecit mixturam cum sapientia forma”, di rado si accoppia la bellezza con la saggezza – aggiungerà, per sparigliare le carte, Petronio -; sono tantissimi i modi, antichi e moderni, popolari e colti, che definiscono o cercano di spiegare il concetto di bellezza, pur nelle oggettive differenze e difficoltà legate a tempi, popoli e luoghi.
Il dizionario recita: “…ciò che colpisce gradevolmente per le sue caratteristiche e qualità estetiche o intrinseche”, ed allora sorge la necessità di spiegare cosa si può definire “gradevole”, concetto che a sua volta, come detto, può variare di luogo in luogo e di epoca in epoca; anche se alcune caratteristiche minime potrebbero essere comunque definite.
Il concetto del “bello” è applicabile a molteplici soggetti, oggetti e situazioni: ad un tramonto, ad un paesaggio, ad un aspetto della natura o ad una creazione artistica, oltre che ad una persona,… (generalmente di sesso femminile: chissà poi perché!).
In tutti i casi, comunque, potremmo incontrare valide obiezioni da parte del nostro interlocutore del momento, il quale potrebbe essere, giustamente, in disaccordo con le nostre affermazioni.
Pure, viviamo in una realtà che da sempre ha cercato di definire il bello in tutte le sue forme, con canoni validi anche per lunghi periodi storici (Rinascimento, Barocco…).
La bellezza è solita essere accompagnata da due altre componenti da cui è inscindibile: l’equilibrio e l’armonia, qualità aggiunte che, oltre a sottolinearne le caratteristiche – ad esempio anche in una architettura o in un volto, in un corpo o in una composizione floreale, arricchiti in certi casi anche elementi di cromia e tonalità – ne esaltano le particolarità estetiche.
Tempi e luoghi diversi vedono però l’uomo codificare canoni di bellezza peculiari, frutto di esperienze culturali differenti, ed allora diventa sempre più difficile delimitare i confini estetici e intrinseci del concetto di bellezza.
Come dicevamo, ci sono però elementi minimi, comuni a epoche e culture anche lontane tra loro, che definiscono la bellezza. Definizioni però che vanno in crisi quando, ad esempio, entra in ballo il “fascino” che non ha nulla a che vedere con la bellezza ma che “piace” egualmente (il fascino dell’orrido e dell’apparentemente brutto e non armonico); non si può quindi depositare, come il metro in metallo speciale a Parigi, un canone di bellezza valido per tutti e oggettivizzarlo,.
Ancora: il “bello” esiste in quanto viene messo a confronto con qualcos’altro che “bello” non è! Infine, per complicare ulteriormente le cose, una domanda sulla quale meditare, prescindendo da una realtà che è quasi sempre una via di mezzo tra le due cose: Se costretti a scegliere, chi vorreste avere accanto per tutta la vita, una persona esteticamente molto bella ma vuota e cattiva dentro o, viceversa, una persona bella dentro e magari esteticamente non esaltante?
Per esprimere il nostro “ideale” di bellezza vi proponiamo in allegato a questa riflessione una famosissima opera del Bernini (Ratto di Proserpina) che non ci stancheremo mai di ammirare con trasporto (come Apollo e Dafne …).
Franco Cortese Notizie in un click



