Il “fardello” del debito pubblico Italiano, dall’inizio della pandemia a oggi

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Il debito pubblico, che da decenni rappresenta un vero e proprio “fardello” per l’economia italiana, passato in secondo piano in due anni di pandemia, sta tornando ora sotto i riflettori, in una fase congiunturale segnata da un aumento dell’inflazione e da una prospettiva di tassi di interesse in salita.

Il debito italiano in valore assoluto viaggia sotto i 2.700 miliardi e in rapporto al Pil potrebbe essere in discesa verso il 150%. Al 31 dicembre del 2021 il debito delle amministrazioni pubbliche era pari a 2.678,4 miliardi: si tratta del livello più basso da marzo (2.651 miliardi) ma risulta in crescita su base annua.

A dicembre 2020, infatti, il debito pubblico era salito a 2.573,5 miliardi (155,6% del Pil). In un anno quindi è aumentato di 104,9 miliardi. E ciò è dovuto sia al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (92,1 miliardi) sia all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (5 miliardi, a 47,5).

Gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione del cambio hanno complessivamente accresciuto il debito per 7,8 miliardi.

Guardando ai sottosettori, il debito consolidato delle amministrazioni centrali è cresciuto di 102,4 miliardi, a 2.591,1 e quello delle amministrazioni locali di 2,6 miliardi, a 87,2, mentre il debito degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile.