Nuovo intervento delle associazioni di protezione ambientale Club Alpino Italiano, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club Italiano e WWF sulle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026
Sostegno al ricorso al Tar del Lazio intrapreso da Italia Nostra, legittimata a ricorrere in giudizio per interessi ambientali e culturali, contro il nuovo progetto della pista da bob di Cortina.
Milano – A quasi quattro anni dall’aggiudicazione delle Olimpiadi invernali 2026 a Milano e Cortina, possiamo affermare che quelli che dovevano essere, come riportato nel Dossier di candidatura, “i Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre, fonte di ispirazione per cambiare la vita delle generazioni future” sono smentiti dai fatti.
I ritardi poi nella progettazione, nell’apertura dei cantieri e nella realizzazione delle opere, fino a ora lamentati, non sono certamente imputabili alle associazioni stesse.
- Tra bob, slittino e skeleton nel nostro Paese sono un’ottantina circa gli atleti iscritti alla Federazione Italiana Sport Invernali (FISI) abilitati a gareggiare;
- I costi di realizzazione sono cresciuti nel tempo diventando proibitivi; dai 50 milioni di euro previsti inizialmente si è passati a 85, poi a 102 milioni e oggi si parla di 120 milioni;
- La storia della vecchia pista di Cortina e di quella più recente di Cesana insegna che i costi di gestione post evento sono insostenibili e che il nuovo impianto è destinato a chiudere in breve tempo;
- Certi e gravi sono i costi ambientali della pista: la deforestazione (20mila mq con l’abbattimento di 200 larici storici secondo le dichiarazioni, ma oltre 25mila mq a un attento esame del progetto definitivo, cosa che richiede quindi una Valutazione d’Impatto Ambientale), il prelievo di acqua dall’acquedotto comunale (oltre 3.000 metri cubi) per la formazione del ghiaccio in un territorio già sofferente dal punto di vista idrico, l’impiego di sostanze chimiche necessarie alla refrigerazione, oltre al paesaggio che verrà modificato per l’imponenza e le caratteristiche della nuova struttura;
- Da ultimo, al Comitato Internazionale Olimpico (CIO) interessa solo che ci sia una struttura idonea per le gare, non necessariamente “nuova” o localizzata in Italia. Non dimentichiamo il precedente delle Olimpiadi di Squaw Valley, nel 1960, quando il CIO stesso prese atto della decisione degli statunitensi di non costruire la pista da bob perché eccessivamente costosa sia nella realizzazione sia nel mantenimento (in quell’occasione non furono svolte le gare, né assegnate le medaglie).
A nulla sono valsi finora gli appelli delle associazioni di protezione ambientale che hanno sollecitato un approccio realistico e pragmatico sulla questione. Le associazioni hanno chiesto al Governo italiano, alla Regione Veneto, al Comune di Cortina d’Ampezzo, al CONI e alla Fondazione Milano-Cortina 2026 di rinunciare al progetto di abbattimento e ricostruzione della pista “Eugenio Monti”, suggerendo invece l’uso della struttura di Igls, in Austria, affittandola per le gare.
Sul tema – e su quello più generale di come garantire la sostenibilità dei Giochi – è sempre stata impossibile ogni sorta di reale interlocuzione e confronto: per questo motivo le associazioni di protezione ambientale sostengono con convinzione il ricorso al Tar del Lazio contro il Commissario Straordinario del Governo, la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa (SIMICO), il Ministero della Cultura, la Regione Veneto, il Comune di Cortina e altri soggetti intrapreso da Italia Nostra, legittimata a ricorrere in giudizio per interessi ambientali e culturali, contro il nuovo progetto della pista da bob di Cortina.



