Dopo mesi in cui hanno vomitato solo odio e rancore, sembra già una rivoluzione.
Ma la mitezza senza la forza di un progetto al massimo può diventare un esempio di buona educazione.
Che indubbiamente fa bene all’udito, fortemente provato dai decibel dei vaffa e delle piazze schiumanti rabbia xenofoba, ma non risolve l’urgenza italiana.
Che si chiama lavoro e investimenti.
Bisogna partire da qui se si vuole dare una chance a questo Governo.
Serve un piano per l’occupazione giovanile e per la riconversione ecologica della produzione.
Il neo ministro dell’economia Gualtieri ha pronunciato parole sagge in questa direzione.
Ha rilanciato la flessibilità per gli investimenti e li ha proiettati innanzitutto sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Un buon inizio nella trattativa difficile che occorrerà fare con l’Europa.
Dove ci giochiamo l’osso del collo.
Salvini è ferito, ma non è morto.
La destra arranca, ma non è affatto aprirà dai radar.
Le questioni che l’hanno portata a vincere ovunque sono ancora tutte sul tappeto.
Nelle periferie ci sono loro, non noi.
Nei luoghi di lavoro la musica che viene suonata è la loro, non la nostra.
Nelle agenzie di senso ( talk show, social network, persino universita’) le parole che spaccano sono le loro, non i nostri balbettii.
Dunque, occorre un lavoro di lunga lena.
Serve la pazienza dell’ago e del filo, non l’irruenza dei muscoli del capitano.
Con una missione in testa, una e una sola: la riduzione delle insopportabili diseguaglianze che caratterizzano il nostro paese.
Che sono il bacino su cui si è radicata la destra della guerra civile strisciante degli ultimi contro i penultimi.
Non sarà facile, perché la destra morderà in maniera aggressiva fuori e dentro il parlamento.
E il tema oggi principale è come questo Governo divenga davvero costituente.
Non solo sul piano del riformismo istituzionale.
A partire da una nuova legge elettorale che chiuda con l’illusione dei pieni poteri.
Dove uno prende tutto e l’opposizione abbaia.
Si diventa Governo costituente se si rianima un dibattito nella società attorno a un disegno autenticamente riformatore.
Io penso che questa sia la sfida nostra, quella di Articolo Uno e della sinistra politica che oggi assume rilevanti funzioni di Governo.
Un grande paese come l’Italia si governa dall’alto e dal basso.
Se riesci ad alimentare un grande movimento popolare a sostegno di riforme progressive.
E’ il pezzo che ci tocca costruire.
Per salvare l’Italia da una brutta suggestione autoritaria che non è ancora passata.



