Due parole sul CLORO che beviamo

0
16

“Dio ha creato 92 elementi chimici, l’uomo più di mille, e il diavolo uno solo: il cloro”

La questione della sicurezza del cloro ha diviso gli scienziati per decenni. Alcuni affermano che i vantaggi di questo tipo di disinfezione superano i rischi posti dal cloro o dai suoi sottoprodotti. Ma ci sono anche studi che collegano l’esposizione al cloro a difetti alla nascita (3), a una qualità ridotta dello sperma (4) e un rischio più alto di prematurità (5) e basso peso alla nascita. Il cloro, nella stragrande maggioranza dei casi, viene impiegato come disinfettante nel processo di potabilizzazione dell’acqua destinata al consumo umano. Nei piccoli acquedotti il cloro viene impiegato nella sua forma liquida, ovvero ipoclorito di sodio più o meno diluito; la comunissima candeggina, per esempio, è cloro (ipoclorito di sodio) diluito al 10 per cento.

I vantaggi associati all’uso del cloro e dei suoi derivati nella disinfezione delle acque sta nel fatto che l’applicazione è relativamente semplice, si tratta di agenti chimici relativamente poco costosi ed efficaci a basse concentrazioni con un elevatissimo potere biocida (con questo termine si intende la capacità di uccidere i microrganismi). Sono note altre tecniche che possono essere impiegate per la disinfezione delle acque, ovvero ozono, radiazioni ultraviolette, ultrafiltrazione e altri; rispetto a quelli appena elencati però la clorazione fa sì che si conservi nell’acqua trattata un potere antisettico residuo tanto da assicurarne la sterilità durante la permanenza nella rete di distribuzione sino al momento della sua erogazione quando si apre il rubinetto; la persistenza dell’azione biocida è una caratteristica peculiare del cloro e dei suoi derivati; l’azione di altri disinfettanti invece è solo temporanea e non garantisce la qualità dell’acqua trattata che circola nella rete di distribuzione.

Per questo motivo il sistema di potabilizzazione delle acque mediante clorazione si è affermato in buona parte del mondo in quanto è l’unico che assicura che l’acqua trattata rimanga sterile anche durante il periodo che intercorre tra il momento della disinfezione e quello dell’erogazione. Questa prerogativa è particolarmente importante in molti sistemi distributivi, specialmente nelle grandi città e in quelle in cui la rete idrica veicola l’acqua da sorgenti poste a notevole distanza. Dopo la scoperta dei sottoprodotti clorurati, è comunque aumentato l’impiego dei disinfettanti alternativi.

LA CLORAZIONE DELL’ACQUA DESTINATA AL CONSUMO UMANO GENERA NON POCHI PROBLEMI ALLA SALUTE.
Quando il cloro incontra della materia organica, animale o vegetale che sia, può reagire chimicamente e trasformarsi in nuove sostanze chimiche conosciute con il nome di CLORODERIVATI, vere e proprie sostanze cancerogene. Recenti studi svolti da importanti Istituti Universitari, hanno evidenziato un aumento del 46 per cento di tumori tra le persone che utilizzano acqua clorata, soprattutto tumori al retto, al colon e alla vescica (6, 7). Come se ciò non bastasse, attualmente si sta avanzando il sospetto che alcuni cloroderivati possono addirittura causare alterazioni del DNA (effetto genotossico). Fortunatamente c’è una crescente opinione del mondo medico che pone la clorazione dell’acqua tra i gravi rischi per la salute, ritenendola un grande problema da affrontare e risolvere al più presto. Attenzione, però: come tutte le altre sostanze chimiche, i cloroderivati presenti nell’acqua non evaporano con la bollitura, e quindi dobbiamo usare acqua non clorata anche per cucinare.

Alla domanda, rivolta all’uscita di un supermercato a coloro che avevano acquistato abbondanti provvigioni di acque imbottigliate, sul perché di tale acquisto, le risposte vedono in testa quella relativa al cattivo gusto: “Non bevo l’acqua del rubinetto perché ha un sapore allucinante!” oppure “Non mi fido dell’acqua dell’acquedotto: tra cloro e nitrati meglio spendere qualcosa in più e bere un’acqua decente”. Naturalmente, c’è chi l’acquista anche per le prodigiose virtù salutistiche declamate dalla pubblicità, ma in misura decisamente minore. “Firenze, per esempio, ha un impianto di potabilizzazione tra i più efficienti e moderni, che attua una molteplicità di trattamenti di abbattimento delle sostanze organiche, dei microrganismi e degli inquinanti chimici.

Purtroppo, l’acqua che esce dai rubinetti delle case fiorentine non è sempre identica a quella che esce dall’impianto di depurazione. Il motivo è semplice: l’acqua deve viaggiare attraverso chilometri di tubazioni, spesso vecchie, che possono dar luogo a contaminazioni di vario genere. Per risolvere il problema si impiega il cloro che, accompagnando l’acqua nel suo viaggio dopo la depurazione, ne assicura la costante potabilità. Purtroppo, il cloro è anche responsabile di quello sgradevole sapore che può avere l’acqua prelevata dal rubinetto”’

IL CLORO È UN GAS CHE UCCIDE
I suoi componenti sono tossici e cancerogeni; i danni sulla fauna acquatica accertati. Intanto, si continua a clorare l’acqua che beviamo quotidianamente perché è il metodo più economico per gli acquedotti. Ma della sua innocuità non c’è certezza… Eppure, da più parti la pratica della clorazione delle acque ad uso domestico solleva perplessità. È il caso, ad esempio, dell’Olanda, dove dal 1995 non è più consentito l’impiego del cloro nella potabilizzazione dell’acqua. Oggi, oltre alla clorazione (generalmente effettuata con ipoclorito di sodio o con biossido di cloro), il cloro lo ritroviamo quotidianamente in un’infinità di prodotti: dalle plastiche per bottiglie alle carte di credito, dai pesticidi ai materiali per l’arredamento, dai serramenti alla carta per finire i farmaci.

Laura Volterra dell’istituto Superiore di Sanità dichiara in merito alla tossicità dei sottoprodotti della clorazione: “Tra gli esiti della tossicità cronica riconducibile alla disinfezione delle acque con il cloro si possono includere patologie croniche e a lungo termine di esposizione che sono in crescita presso i Paesi con alti standard igienici.

L’arteriosclerosi, ad esempio, è uno dei problemi sanitari più seri che colpisce attualmente gli adulti delle società più sviluppate. Studi eseguiti su animali, cui era somministrato alimento povero di calcio hanno dimostrato come vari disinfettanti dorati possano elevare i valori serici di colesterolo nel sangue e produrre sintomi di ipertrofia cardiaca ed arteriosclerosi.

Anche se non ci sono ancora evidenze conclusive sembra possibile che l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari possa correlarsi alla cronica esposizione ad acqua da bere disinfettata”. E aggiunge più avanti: “…il più serio rischio della clorazione sistematica rimane, ipoteticamente, sempre quello della formazione di composti mutageni, per i quali non può esistere alcuna soglia tolleranza”.