Piero Fraire

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È stato sindaco di Bra, consigliere regio­nale, presidente della Cassa di Risparmio. Per un lungo periodo ha profumato di potere. Per un crudele gioco del destino, proprio mentre stavo ultimando le bozze di questo libro con cui intendevo fargli un affettuoso regalo, ho appreso la notizia della sua scomparsa avvenuta poche setti­mane prima di andare in stampa. Dopo al­cuni anni di insegnamento intraprese con successo la carriera politica militando nel­la Democrazia Cristiana. Un partito che certamente non lo amava a causa del suo spirito libero ed indipendente. Insieme ad una vasta cultura Piero ha il dono della conversazione erudita con la quale incanta
gli ascoltatori. Ultimamente si era ritirato a vita privata e passava il suo tempo immer­so nella lettura e nella musica classica. Ha
diretto il “Braidese” sul quale pubblicava elzeviri pungenti e spiritosi. Ne ha dedicati molti anche a me, ma sempre con estrema
delicatezza e simpatia. Ricordo l’articolo che scrisse quando fui accolto nel Sovrano Militare Ordine di Malta. Quello vero, naturalmente, ri­conosciuto dallo Stato e dal Vaticano con sede in via Condotti a Roma. Lo specifico perché ne esistono decine di fantomatici. L’Istituzione prevede per coloro che chie­dono di diventare Cavalieri di giustizia i voti di obbedienza, castità e povertà. L’iro­nia di Fraire si scatenò. Grande amico di Adolfo Sarti ha più volte raccontato che le onorificenze della Repubblica gli sono
state conferite sempre dopo le bocciature elettorali, sino a Cavaliere di Gran Croce. Spesso lo invitavo ospite al Tg4 di Te­lecupole. In televisione era perfettamen­te a suo agio e risultava molto brillante. Credo, tra le migliaia di persone che ho intervistato, il più bravo. La gente telefo­nava dopo la trasmissione per esprimere compiacimento. Un giorno, proprio dal mio ufficio di Telecupole, gli feci telefonare dalla mia assistente Germana Balangero per ricor­dargli di pubblicare un articolo con la mia foto. Germana finse che la chiamata fosse una sua iniziativa a mia insaputa. Come sempre Fraire fu gentile ma arguto. “Di­ca al professor Ghisolfi che l’articolo e la foto sono già in pagina. Poiché è accanto a lei e sta ascoltando ne approfitto per sa­lutarlo con affetto”.
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