A cosa serve il coprifuoco?

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Sul coprifuoco alle 22, si sta consumando la battaglia politica del momento

«Immorale», «senza senso» o «liberticida» sono solo tre degli appellativi utilizzati dai partiti negli ultimi giorni.

Eppure, nonostante parole tanto forti piovute da più parti, lo strumento del limite orario agli spostamenti oggi è ancora in vigore. Non solo in Italia (dove l’ ultimo dl Covid firmato da Mario Draghi lo ha esteso dalle 22 alle 5 fino al 31 luglio, con possibilità di allentamenti precedenti se i dati lo consentono) ma pure all’ estero, dove però è stato declinato in forme differenti da cui, magari, il governo italiano potrebbe trarre ispirazione.

DIFFERENZE In Belgio ad esempio, il coprifuoco scatta alle ore 22. Dall’ 8 maggio però, dopo oltre 7 mesi, il limite sarà sostituito da una deroga che prevede il divieto di raduno per più di 3 persone tra le ore 24 e le 5 del mattino. Al contrario in Francia, il paese europeo che probabilmente ha adottato le misure più restrittive, dalla fine del 2020 vige il divieto di spostarsi senza validi motivi dalle ore 19 alle 6.

E così anche in Germania dove potrebbe essere varato proprio oggi il primo coprifuoco in assoluto da inizio pandemia, ma declinato con un meccanismo locale. Nel senso che il piano freno di emergenza di Angela Merkel, se approvato, imporrebbe un limite agli spostamenti tra le 21 e le 5 del mattino, ma solo nelle aree dove i contagi superano i 100 ogni centomila abitanti. In Spagna invece il coprifuoco scatta dalle 23 alle 6, con i bar aperti e la possibilità di consumare ai tavoli.

Non tutti i Paesi hanno però optato per l’ introduzione della misura, per il semplice fatto che neanche la comunità scientifica è riuscita a delineare o meno l’ utilità dello strumento. Sicuramente il coprifuoco riduce la mobilità sociale e quindi limita la diffusione della Sars-CoV2, ma essendo adottato contemporaneamente a numerose altre misure anti-contagio non è facile capire quanto sia effettivamente efficace.

GLI ESPERTI Per Antonella Viola ad esempio, immunologa dell’ università di Padova, la limitazione oraria «è una decisione che ha un sapore moralistico, più che scientifico».

Al momento però, nonostante diversi studi ci abbiano provato, tentando di valutare l’ impatto del coprifuoco sull’ andamento de contagi, non si è riusciti a definire una risposta chiara.

Così uno studio preliminare condotto da alcuni studiosi dell’ Università di Oxford (quindi non ancora sottoposto a peer review) ha definito gli effetti del coprifuoco «moderati ma statisticamente significativi», dimostrando attraverso l’ analisi dei dati di 7 Paesi europei, che il coprifuoco porterebbe benefici simili all’ uso delle mascherine nei luoghi pubblici, riducendo quindi l’ Rt del 13%.

D’ altro canto però, uno studio preliminare realizzato in Grecia da tre studiosi dell’ University of London sfruttando i dati gps dei cellulari per ricostruire gli spostamenti, ha invece mostrato che confrontando gli effetti del coprifuoco dalle ore 21 (in vigore nel Paese) con quello introdotto localmente ad Atene dalle 18, ne deriva che le persone non sono uscite meno di casa ma che semplicemente lo hanno fatto in altri orari.

Il risultato? Supermercati e negozi più affollati e circolazione del virus potenzialmente addirittura aumentata. Non solo, un effetto paradossale è stato riscontrato anche da una ricerca realizzata a Wuhan e pubblicata a gennaio scorso sull’ autorevole rivista Science: il coprifuoco ha sì ridotto la trasmissione all’ interno della comunità ma aumentato il rischio delle infezioni in famiglia.