Afghanistan, il regime che cancella le donne

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La storia di Madina Hassani, fuggita da Kabul nel 2021 grazie a Nove onlus, ancora presente nel Paese nonostante le nuove restrizioni di libertà

In Afghanistan un nuovo provvedimento restrittivo dei taleban si abbatte sulle donne: la messa al bando dei saloni estetici con una gestione tutta femminile. Non solamente una privazione di libertà personali, ma anche la sottrazione di una delle pochissime fonti di reddito rimaste alle donne afghane. Il tutto disposto da un nuovo dicastero che porta il nome di ‘ministero del Vizio e della virtù”.

Madina Hassani, fuggita dall’Afghanistan nel 2021 col ritorno dei taleban al potere, racconta la sua esperienza e quella dei suoi famigliari rimasti in un paese dove ci sono divieti, per chi in generale ha lavorato con il governo precedente, di lavorare per le istituzioni, nelle organizzazioni non governative, negli ospedali e non solo, e dove vige la volontà di cancellare le donne dalla società, tanto da impedire loro di muoversi senza essere accompagnate da un uomo. Una storia che la vede ora studiare e lavorare a Roma.

Le donne afghane però non si arrendono, sostenute anche da associazioni come Nove onlus, la stessa che ha consentito l’evacuazione di Madina Hassan (che con loro lavora) e che continua a essere presente in Afghanistan con progetti di sviluppo e umanitari. La chief executive, Susanna Fioretti racconta i tragici giorni dell’evacuazione, le difficoltà affrontate per riuscire a fare imbarcare sugli aerei il maggior numero di donne possibile per portarle in Italia e sfuggire così al nuovo regime.