Agricoltura, regolarizzare per non morire

0
44

Ne ha parlato  la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, nelle scorse settimane aveva ripreso il tema quella dell’Interno Luciana Lamorgese. In realtà se ne discute sottotraccia già da mesi, dal gennaio scorso per l’esattezza. Poi, è arrivata la tempesta perfetta del coronavirus che, in agricoltura,s’è tradotta in una fuga di massa dei braccianti stranieri dai campi delle regioni più colpite. La regolarizzazione dei migranti che lavorano in Italia, così, è entrata di prepotenza nell’agenda del governo.

Bellanova ha detto al premier Conte che nel decreto maggio ci deve essere il permesso di soggiorno per coloro che lavorano nel settore agricolo, edile o nelle famiglie. Si tratta di 600mila ‘fantasmi’ che devono “essere regolarizzati per non aumentare illegalità, capolarato e concorrenza sleale”. Ma anche per non far crollare una fetta importante di un Pil già a pezzi, e non creare ulteriori potenziali focolai nella traballante fase 2 del nostro Paese.

La notizia è stata diffusa da Repubblica nella giornata di ieri, e racconta di una bozza di decreto che prevederebbe la possibilità per i cittadini stranieri senza documenti di essere regolarizzati in seguito alla stipula di un contratto di lavoro, con permessi di soggiorno temporanei di sei mesi rinnovabili per altri sei mesi. Alla stipula del contratto, il datore di lavoro pagherebbe un contributo forfettario per il rilascio del permesso di soggiorno al migrante. Si tratta dello stesso strumento usato nel 2012, ultimo provvedimento simile in Italia, per regolarizzare i migranti.

A ballare, però, restano le cifre. La ministra dell’Interno pare meno convinta della Bellanova sull’allargamento del provvedimento a colf e badanti. Lamorgese propende per una regolarizzazione dei soli braccianti, circa 250.000 persone, lasciando fuori il grosso di categorie finora escluse da qualsivoglia ammortizzatore sociale. Gli irregolari presenti in Italia, però, sono stati moltiplicati dagli effetti nefasti del primo decreto sicurezza. Dai 530mila del 2018, siamo già passati a oltre 610mila, e si prevede di arrivare a 670mila entro il 2020. 70.000 in più rispetto alla stima Bellanova.

Restano poi da capire le intenzioni della terza ministra coinvolta nel negoziato, quella del lavoro Nunzia Catalfo, che deve fare i conti con le resistenze interne al M5s. La Catalfo ha tra l’altro annunciato che l’Anpal sta per varare la piattaforma digitale per far incontrare domanda e offerta di manodopera agricola, contenuta e mai applicata nella legge del 2016 sul Caporalato. La piattaforma potrebbe evitare l’introduzione dei voucher, chiesti a gran voce dalla destra e da Coldiretti.

La reazione della Cia-Agricoltori Italiani alla proposta di regolarizzazione è stata ampiamente positiva. “Ha ragione Bellanova, siamo noi ad avere bisogno degli immigrati – ha subito dichiarato il presidente Dino Scanavino – ma è necessario che la regolarizzazione si concretizzi subito”. La normalizzazione darebbe infatti fiato a un comparto, quello agricolo, in enorme difficoltà, mentre anche i commenti provenienti dal terzo settore appaiono timidamente positivi.

I promotori della campagna “Ero straniero”, che da anni propone una legge per la regolarizzazione di tutti i lavoratori migranti sul territorio italiano, chiedono però soluzioni a lungo termine e più ardite. Bisognerebbe “ampliare le tipologie di contratto di lavoro emettibili con la procedura di emersione”, senza il limite del tempo determinato, “senza imporre contributi onerosi troppo alti e non sostenibili da parte di lavoratore e datore di lavoro”, e senza “penalizzare i lavoratori stranieri che non riuscissero a finalizzare la propria domanda per motivi imputabili al datore di lavoro, destinati dal provvedimento a ottenere sì un permesso di soggiorno, ma a perderlo comunque, anche in caso di nuova possibilità di assunzione, il 31 dicembre 2020”. Un provvedimento del genere, limitato nel tempo e a determinati settori, non andrebbe infatti a intaccare il grosso dell’irregolarità e non contribuirebbe a combattere il fenomeno del lavoro nero.

La proposta di legge avanzata da “Ero straniero”, si prefigge infatti di superare la Bossi-Fini e di sbloccare una situazione di chiusura che dura praticamente dall’ultima sanatoria Maroni nel 2009, e non aveva trovato ascolto nel primo governo Conte. Con il passaggio al Conte bis la proposta è stata ripresentata.

“La regolarizzazione va fatta, è urgente”, commenta Jean René Bilongo, responsabile del dipartimento politiche migratorie della Flai Cgil, che già il 25 marzo scorso inviò una lettera-appello al presidente Mattarella chiedendo tra le altre cose di prendere di petto proprio questa questione. “In quella lettera – continua – indicammo al governo anche la strada da percorrere. Ora, sette settimane dopo, siamo ancora a disegnare le coordinate. Queste persone vanno regolarizzate e basta, perché è un pezzo di umanità abbandonata nella cultura dello scarto e nell’indifferenza”. Per questo la strada tracciata Bellanova “va bene, purché si faccia”.

“La questione – afferma ancora Bilongo – non riguarda solo i numeri, ma bisogna capire come si è arrivati a queste cifre. E cioè grazie agli approcci insensati sull’asilo politico. Prima del decreto sicurezza avevamo già la Bossi-Fini, che sei anni fa determinò il mancato rinnovo di 150.000 permessi”. Oggi, conclude Bilongo, “serve solo una dose di buonsenso. La strada è quella giusta, ma serve un atto di coraggio da parte del governo. Non dobbiamo avere paura di Salvini, perché non penso esista l’ostilità dell’opinione pubblica che tanto si teme. C’è una grande maggioranza del Paese che è sensibile al riguardo e poi il tessuto economico non può fare a meno di questi lavoratori. E’ il momento di agire, subito e con audacia.”