ALBANIA, IL PATTO GOVERNO-IMPRESE AMPLIA LO SCUDO CONTRO IL CARO-ENERGIA

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La ministra alle Infrastrutture, Belinda Balluku, comunica il recepimento della richiesta delle organizzazioni imprenditoriali di tutelare, assieme a consumatori domestici e piccolo business, le aziende del segmento di media tensione, oltre 7700, nelle quali unitariamente si concentra il maggior numero di lavoratori occupati

Confindustria, l’associazione degli investitori manifatturieri italiani nel Paese balcanico, assieme ad altre 10 aggregazioni economiche, aveva elaborato un documento programmatico in più punti per disinnescare il temutissimo rialzo delle tariffe e il troppo prematuro ingresso in un mercato energetico libero scosso da un rialzo di costi senza precedenti

Nel frattempo e in parallelo, il governo Rama ha decretato un provvedimento di solidarietà nella fornitura di megawatt per il vicino Kosovo travolto da una gravissima crisi nell’approvvigionamento di elettricità

Confindustria e le imprese chiamano, il governo Rama – Balluku risponde: e lo fa ampliando lo scudo contro il caro-energia la cui capacità di tutela si estenderà, con effetto immediato, alle 7740 aziende, operanti in Albania, di dimensioni medio-grandi e che dal primo gennaio 2022 sarebbero altrimenti dovute ricorrere al libero mercato esponendosi ai rincari internazionali sui costi degli approvvigionamenti importati.

Il ministero albanese delle infrastrutture e delle politiche energetiche, guidato dall’onorevole Belinda Balluku, ha dato seguito alla propria promessa di venire incontro alle istanze imprenditoriali e di garantire, per tale via, la continuità produttiva e occupazionale essenziale a centrare gli obiettivi governativi di crescita macroeconomica per l’anno appena iniziato.

Una prima minaccia, gravante su nuclei familiari e piccole imprese a conduzione domestica, era stata disinnescata grazie alla manovra finanziaria con la quale lo stesso governo albanese, a guida socialista riformista, aveva aperto una speciale linea di credito per l’Oshee – ente nazionale di distribuzione elettrica – così da assorbire gli effetti recessivi della crisi energetica sulle bollette delle categorie maggiormente vulnerabili, quindi clienti domestici e piccolo business individuale e familiare.
Le associazioni imprenditoriali, sul finire di dicembre, avevano tuttavia sollecitato coralmente uno sforzo supplementare affinché i rialzi tariffari fossero prevenuti per tutti gli operatori: inclusi coloro che dal primo gennaio, in assenza di interventi correttivi, sarebbero stati costretti per legge a soddisfare il fabbisogno aziendale di elettricità sul mercato libero e non più tutelato delle forniture, con la prospettiva di subire prezzi fino al triplo di quelli attuali.

Secondo Confindustria Albania, e altre dieci organizzazioni d’impresa promotrici di un originario documento congiunto indirizzato al ministero delle infrastrutture, una prospettiva diversa e indolore, in termini di sostenibilità delle tariffe e di una loro invarianza nei mesi a venire, era possibile e come tale doverosa.

La ricetta degli operatori economici – espressione unitaria del mondo dei produttori e degli esportatori di beni e servizi – invitava il dicastero competente a deliberare, fin da subito, le procedure funzionali ad autorizzare soluzioni di autoproduzione e modalità di raggiungimento effettivo dei potenziali massimi di generazione in proprio di energia da fonti rinnovabili. Detto potenziale, connesso alla straordinaria posizione di favore geografico dell’Albania dal punto di vista idrico, eolico e solare, veniva quantificato in un 33 per cento in più rispetto alla quantità di elettricità che oggi viene prodotta con capacità interne.

Una piena capacità generativa vorrebbe dire poter fare a meno di importare, sostenendo prezzi fino a tre volte tanto quelli locali, i megawatt occorrenti a coprire la totalità della domanda che serve per alimentare i procedimenti produttivi e il funzionamento occupazionale delle aziende medie e grandi dalle quali dipende il raggiungimento degli obiettivi di definitiva ripresa macroeconomica nazionale da centrare nel corso del 2022.

Senza considerare le implicazioni benefiche, naturalmente conseguenti, degli investimenti impiantistici e tecnologici che deriverebbero dalle auspicate autorizzazioni ministeriali, con annessa creazione di posti di lavoro aggiuntivi qualificati sia diretti e indotti, paralleli al vantaggio di una stabilizzazione in senso calmierante del costo industriale dell’elettricità.

L’alternativa non preferita – avevano sottolineato gli industriali – sarebbe stata viceversa quella di una politica tesa a colmare il deficit produttivo con meccanismi solamente commerciali e di importazione dall’estero, aumentando il rischio di una dipendenza dalla alta volubilità e dalla eccessiva volatilità delle quotazioni internazionali del fattore energetico.

Dalla continuità attiva delle principali aziende del Paese balcanico – era l’esortazione centrale del documento congiunto di Confindustria e delle altre associazioni di categoria – deriva la garanzia di prezzi trasparenti e accessibili ai consumatori finali di beni e servizi, unitamente alla salvaguardia di una forte e stabile base occupazionale e alla preservazione del gettito fiscale e previdenziale connesso alle buste paga e necessario all’attuazione delle politiche sociali e riformiste da tempo intraprese dal governo Rama.

Il ministero delle politiche infrastrutturali ed energetiche, diretto dall’onorevole Belinda Balluku, si era così impegnato a valutare ogni azione che potesse venire incontro alle inquietudini e alle proposte di una mozione la quale chiedeva altresì a gran voce la creazione di un tavolo congiunto di lavoro delle organizzazioni imprenditoriali con i rappresentanti del governo d’Albania e dell’Unione Europea.
Tavolo convocato dalla Ministra appunto nei giorni scorsi.

L’Albania può infatti candidarsi ai fondi di Bruxelles che, in materia di sostegno alla transizione ecologica e digitale, possono aumentare il peso specifico dell’energia autoprodotta, grazie a modifiche che portino al superamento degli odierni limiti alla capacità produttiva massima gravanti sui singoli operatori.

Una prospettiva alla quale l’onorevole Balluku ha dichiarato di star lavorando mediante lo sblocco di ulteriori investimenti impiantistici e delle relative facilitazioni normative e tariffarie per accelerare gli stessi, lungo tutto il periodo almeno semestrale nel quale il ricorso al libero mercato è stato congelato e sospeso.

La riunione delle associazioni di categoria era stata coordinata, fra gli altri, dalla direttrice generale di Confindustria Albania, Gerta Bilali.