Alberto Gedda

0
53

Alberto è sempre stato ed è un amico. Purtroppo tra alcuni giornalisti è diffusa l’invidia perché si sentono importanti e inindispensabili e non digeriscono il suc­cesso altrui, meno che mai se si tratta di un collega. Il culmine della gioia lo rag­giungono quando ti spiegano che non c’è spazio per la tua notizia o che il capo l’ha ritenuta superflua. Uno degli errori più comuni è quello di telefonare per chie­dere chiarimenti. In questo caso sei fritto. Il giornalista esercita il suo potere di veto per dimostrarti che la tua fama non lo ha impressionato e che tu sei nelle sue ma­ni. Abituato a vedere i big da vicino senza mai goderne i benefici, se non qualche buffet, e, a volte, un regalino, il cronista invecchia cumulando amarezze e frustra­zioni. Alcuni hanno sempre un appetito non trascurabile perché a casa la situazione è complicata. Ricordo in proposito Fran­cesca, mia collaboratrice a Torino, che
preferì l’inaugurazione di un asilo ad un intervista a Cossiga. Quando gli chiesi spiegazioni per la scelta mi rispose candi­damente che le maestre avevano prepara­to un bel pranzetto mentre in prefettura non era previsto alcun rinfresco. Ecco, Alberto Gedda è il contrario di tutto questo. Generoso, sorridente, dispo­nibile è sempre tra i primi a telefonarti per una nomina e a condividerne la gioia. Dopo la Rai, dove ha realizzato inter­viste e servizi di grande interesse, oggi dirige con rara bravura il “Corriere di Sa­luzzo”.
Tra i suoi amici va ricordato Gianni Gal­li col quale ha condiviso molte esperienze lavorative su prestigiose riviste nazionali.
Alberto mantiene rapporti cordiali con Gavino Sanna e Pupi Avati. Purtroppo per me, Gavino si innamora sempre delle mie
cravatte e ad ogni incontro devo lasciargli quella che indosso. Tra i libri di Alberto va segnalato “Gri­datelo dai tetti” che Gedda ha dedicato a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti i due anarchici arrestati in sostanza perché ita­liani e quindi immigrati e sovversivi. Giu­stiziati con la sedia elettrica il 23 agosto del 1927, con l’accusa di essere artefici di una sanguinosa rapina, mezzo secolo
dopo il governatore del Massachusetts ne dichiarò la totale innocenza.