Basta con gli ultimatum di Italia Viva. Ora patto politico di legislatura

0
76

Roma. Se mai c’è stata davvero un’intesa di massima fra Pd e Iv, con l’obiettivo di logorare Giuseppe Conte, ecco, è già finita dopo qualche settimana. Lo chiarisce al Foglio il deputato Andrea Romano, portavoce di Base Riformista, che interviene a nome di tutta la corrente, la più numerosa del Pd, per stoppare Matteo Renzi: “Il punto di partenza di questa discussione è la crisi di Italia viva. Era nata per ‘schiantare il Partito Democratico’, come più volte annunciato. E’ ormai evidente che questo non è accaduto, perché il Pd esiste, cresce ed è la forza politica fondamentale sia per qualsiasi prospettiva di governo europeista dell’Italia sia per qualsiasi alternativa al sovranismo populista”. Ed è ormai evidente, aggiunge Romano, “che Iv ha un problema relativo alla sua sopravvivenza di medio e lungo termine, con pochi voti e molti parlamentari che si domandano cosa sarà di loro domani e dopodomani. Capisco la preoccupazione, ma la risposta è stata una selva di ultimatum e ricatti che non possono essere accolti”. Insomma, dice Romano, “procedere così può ricompattare le truppe in agitazione e può far guadagnare un po’ di visibilità televisiva, ma ogni giorno che passa questi ricatti stanno danneggiando l’Italia e i nostri interessi nazionali. Siamo l’unico paese europeo a discutere di ‘verifica di governo’ e di ultimatum di una parte della coalizione, stiamo rischiando di fare una figura imbarazzante proprio mentre dovremmo combattere uniti contro la pandemia”. Quanto alla strategia del partito di Nicola Zingaretti, “non esiste nessuna sponda del Pd alla tattica degli ultimatum di Italia viva. Un conto è porre temi politici alla luce del sole con l’obiettivo di migliorare l’azione di governo, come abbiamo fatto noi, altra cosa è procedere per ricatti. E’ evidente che vada rafforzato il peso politico di Palazzo Chigi e migliorato il rapporto con la maggioranza, con una velocizzazione delle decisioni per la ripartenza economica, ma questi passaggi possono e devono essere risolti con un patto politico di legislatura dentro il perimetro di questa maggioranza”. Un esempio concreto, aggiunge Romano: “Due mesi fa i parlamentari di Base Riformista hanno proposto la costituzione di una commissione bicamerale per il Recovery Fund che affiancasse il governo e le indispensabili sedi tecniche che ovviamente devono essere rafforzate (visto lo storico problema di capacità di spesa che abbiamo in Italia), la proposta è ancora sul tavolo e sarebbe auspicabile che diventasse un passaggio del patto politico di legislatura. Ma è una verifica da chiudere in fretta, senza perdere altro tempo soprattutto sulla trattativa europea, con un percorso che è quello suggerito recentemente da Orlando con la suggestione del marciare su due binari: un binario per la trattativa sul Recovery Fund, un binario per la verifica politica”. Ma quindi adesso che cosa succederà? Che scenari intravede Base Riformista? “Ora è davvero il momento della ragionevolezza e della responsabilità, perché questa classe dirigente sarà giudicata dagli italiani per la capacità che avrà dimostrato di portare il paese fuori dalla peggiore crisi del dopoguerra. E su questo dobbiamo concentrarci ogni minuto delle nostre giornate. Un partito popolare come il Pd non ha alcun timore del voto, non è nella nostra natura politica né nel modo in cui viviamo la nostra funzione rappresentativa”. Ma, sottolinea Romano, “dobbiamo sapere che l’Italia punirebbe severamente chi si prendesse la responsabilità di costringere il paese ad una campagna elettorale proprio mentre piangiamo ogni giorno centinaia di morti e migliaia di ricoverati per una pandemia devastante. Nessuno nel Pd è disponibile a far parte di governi con la Lega o con Fratelli d’Italia: abbiamo visto Salvini al governo e sappiamo in quale baratro vuole portare l’Italia, ascoltiamo ogni giorno le sparate estremistiche della Meloni e sappiamo bene cosa vorrebbe dire un governo a guida FdI. Noi siamo l’alternativa al sovranismo populista, non la sua stampella. La questione di Forza Italia è diversa, se guardiamo all’altalena di posizioni che sono venute da Berlusconi. Ma è evidente che Forza Italia debba ancora scegliere da che parte stare”.