BCE E PNRR, IL FIL ROUGE DA CUI DIPENDE IL 10% DEL RECOVERY PLAN: 20 MILIARDI IN BILICO PER LE IMPRESE

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Le condizioni più restrittive imposte dal direttivo della BCE, su indicazione della presidente Christine Lagarde, hanno effetti inevitabili su alcuni profili e settori di operatività del piano nazionale di ripresa e resilienza, poiché impongono la richiesta di un più alto livello di garanzie alla parte degli investitori privati, cioè le aziende

Si tratta di uno scenario che rappresenta ben più di un rischio, in quanto in parte si sta concretizzando fin da ora, tanto da mettere in bilico, secondo alcune fonti accreditate, fino a un decimo dell’ammontare complessivo dei fondi assegnati all’Italia tra sovvenzioni e prestiti: vale a dire, 20 miliardi sui 209 utilizzabili, o meglio da utilizzare da qui al 2026 tramite la completa esecuzione delle raccomandazioni e degli investimenti concordati a proprio tempo fra Roma e Bruxelles.

Come è stato ribadito in più di una circostanza, il settore bancario svolge in sede di attuabilità del Pnrr un ruolo tutt’altro che secondario, esattamente in coerenza con quanto il dottor Sabatini, vice direttore generale dell’ABI, associazione delle banche del nostro Paese, ha reiteratamente dichiarato nelle varie sedi istituzionali, a partire dalle commissioni parlamentari e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui il parere dei banchieri viene acquisito per migliorare la funzionalità e l’aderenza di vari provvedimenti all’economia reale e produttiva.

Gli istituti di credito hanno infatti il compito di erogare linee anticipate di finanziamento alle aziende incaricate di dare seguito a specifici capitoli del recovery plan italiano, nell’attesa che i fondi pubblici veri e propri vengano messi a disposizione dei beneficiari sulla base delle complesse procedure previste. In tal senso, realtà come Intesa Sanpaolo e Unicredit, che godono dello status di banche di sistema, hanno creato pacchetti dedicati di intervento fin dalle fasi iniziali di entrata in vigore del Pnrr nel nostro ordinamento, in ciò seguite e affiancate da diverse realtà creditizie a vocazione regionale e territoriale locale.

Nel frattempo, tuttavia, le condizioni sistemiche sul versante macro sono andate deteriorandosi a livello globale, imponendo alla BCE di uscire dalla zona dei tassi di interesse negativi e di ridimensionare in misura sostanziale il profilo interventista nell’ambito dei piani di acquisto massivo dei titoli soprattutto obbligazionari pubblici.

In concreto, il reinvestimento attuato dalla Eurotower tenderà sempre di più a riguardare non la parte capitale dei valori mobiliari bensì quella più ristretta relativa a rendimenti e cedole a scadenza.

Gli effetti della svolta messa in atto dall’istituto centrale di emissione e di governo della moneta unica europea, hanno già cominciato a dispiegarsi nella vita economica quotidiana singolare e collettiva: per esempio, sul fronte dei mutui prima casa, viene ora richiesto uno stipendio medio più elevato. Parimenti, spostando il ragionamento sul piano di ripresa e resilienza, le aziende incaricate di una serie di investimenti, principali e complementari al piano stesso, dovranno mettere a disposizione delle garanzie più onerose per poter accedere alle anticipazioni di cassa che competono agli istituti finanziari.

Il che, più banalmente, sta a significare la necessità e l’urgenza di varare provvedimenti di parte governativa che incrementino in misura ulteriore e addizionale il livello delle coperture pubbliche assegnabili a quei soggetti economici la cui partecipazione alle gare indette nel quadro del Pnrr poteva contare su rassicurazioni ufficiali in merito alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e al rilascio di finanziamenti di tipo bancario nella fase transitoria di attesa dei contributi pubblici finali.

Non si tratta di segmenti marginali del piano: in gioco è una tranche dello stesso che corrisponde a 20 miliardi, il cui pieno collocamento nelle venature economiche dell’azienda Italia può decretare o no il realizzarsi della variazione positiva al prodotto interno lordo per l’anno corrente.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI