Bellanova: “Dalla sugar tax effetto boomerang per l’alimentare”

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Una manovra che riporta l’agricoltura al centro del dibattito in Italia e che, tra sgravi fiscali, sostegni diretti, misure di emergenza ma anche incentivi all’innovazione, al ricambio generazionale, all’imprenditoria femminile punta a caratterizzare il settore agricolo come il passpartout in grado di offrire molteplici soluzioni.

Soluzioni in termini di sviluppo e di lavoro, ma anche risposte alla crisi climatica, al dissesto idrogeologico fino alla corretta alimentazione. Il tutto senza dimenticare le sfide all’orizzonte: dai dazi Usa in vigore a gennaio, alla battaglia Ue sulle etichette nutrizionali fino a un provvedimento che proprio non le va giù: quella sugar tax che ritiene senza mezzi termini un “boomerang” per il settore.

Sono le riflessioni sul Ddl di Bilancio 2020 appena approvato dal Parlamento del ministro, anzi, della ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. Una manovra che contiene un articolato pacchetto agricolo. La ministra rivendica i risultati positivi per l’agricoltura della manovra anche se non si nasconde le recenti tensioni emerse nell’esecutivo. «Sono tasselli di un impianto politico e programmatico – spiega la ministra Bellanova – che inauguriamo e che troverà senso compiuto nel Collegato agricolo. Lo dico in una battuta: se l’emergenza del Paese si chiama lavoro, noi saremo in grado di dare risposte proprio rendendo centrali agricoltura e agroindustria. Vale per il lavoro ma vale anche per il dissesto idrogeologico, la crisi climatica, la salute dei consumatori. È un settore strategico. E avere ottenuto 600 milioni di euro in più per l’agricoltura resta un segnale importante».

C’è una misura che avrebbe voluto rientrasse in manovra e non è stato possibile adottare?
Più che rammarico ho un’ambizione: che il Paese e le sue classi dirigenti comprendano l’occasione straordinaria che questo settore rappresenta. È il solo modo per moltiplicare l’effetto-risorse a disposizione e affermare concetti chiave: tutela del reddito degli agricoltori e dei pescatori; sostenibilità sociale, ambientale ed economica; nuove generazioni e donne, competitività; innovazione, qualità del paesaggio agricolo. Importanti sono anche le misure fiscali con la cancellazione dell’Irpef agricola per il 2020. E poi ci sono mutui a tasso zero per le donne in agricoltura, gli sgravi contributivi per le start up agricole aperte da giovani e interventi sulle emergenze, xylella e cimice asiatica.

Lei ha espresso qualche perplessità su provvedimenti come la plastic e soprattutto la sugar tax. Che giudizio dà della soluzione individuata?
Ho espresso contrarietà assoluta perché quelle tasse incidono su filiere importanti. Nel suo recente intervento alla Camera il ministro Gualtieri ha riconosciuto l’impatto quasi irrisorio della plastic tax sulla Manovra. Però non è irrisorio quello su imprese e lavoratori, né l’effetto boomerang che la sugar rischia di avere sul nostro lavoro a Bruxelles contro l’etichettatura a semaforo. Nel senso che va nella direzione di penalizzare singoli alimenti e non lo stile di alimentazione. Insomma proprio la logica che stiamo cercando di combattere. Il punto è che i correttivi non bastano: plastic e sugar tax vanno cancellate. Senza contare che la sugar tax penalizza persino gli alimenti senza zuccheri aggiunti. Un assurdo!

Come assicurare ora che le risorse stanziate ad esempio a favore dei giovani e donne imprenditrici o per l’innovazione vengano spese in maniera efficace?
Lavorando da subito per la loro attuazione. E garantendo meccanismi efficienti, efficaci e trasparenti e chiamando a responsabilità tutti gli attori del settore. L’agricoltura non si rimette al centro per decreto ma con un grande patto: economico, produttivo, istituzionale, sociale. La condivisione è importante perché è anche corresponsabilità.

Lei ha già sottolineato come la manovra abbia un importante “appendice” per l’agricoltura e cioè il Collegato agricolo. Ha già in mente quali dovranno essere i temi che lo animeranno?
Semplificazioni, tutela del reddito degli agricoltori e trasparenza per i consumatori. Sono le prime tre idee chiave che ho in mente per il Collegato. Tagliare la burocrazia è la priorità ma poi c’è la necessità di una riforma degli strumenti di protezione del reddito, come il Fondo di solidarietà nazionale. Negli ultimi venti anni ha coperto al massimo il 5% dei danni subiti dalle imprese agricole. Non basta. Soprattutto ora che la crisi climatica sta facendo sentire i suoi effetti sui nostri territori.

Nel 2020 due temi chiave nel confronto con Bruxelles saranno le contromisure ai dazi Usa e i sistemi di etichettatura degli alimenti (tipo il nutriscore francese). A che punto è il confronto con la Commissione Ue?
Sui dazi è necessario un fondo che compensi i danni subiti, da non finanziare con fondi Pac: l’ho ribadito lunedì scorso a Bruxelles. Serve un’Europa forte, con uno strumento di indennizzo più efficace, senza intaccare le risorse per l’agricoltura. E serve una campagna di promozione straordinaria che parli ai cittadini americani. Di questo sto già ragionando con l’Ice. Sul Nutriscore, il nostro “no” è fermissimo. Sono necessarie informazioni nutrizionali corrette come quelle garantite dal sistema “a batteria” proposto dall’Italia. E infine dobbiamo rendere obbligatoria l’origine delle materie prime in etichetta su tutti gli alimenti. È un diritto dei cittadini europei ed è una questione di trasparenza. La sperimentazione che abbiamo in corso in Italia su latte, formaggi, carni trasformate, pasta, riso, pomodori, non può terminare con l’entrata in applicazione del regolamento 775 del 2018. Per avere una norma di buon senso non è il caso di attendere un nuovo scandalo alimentare.

Ministro ci può fornire la sua ricostruzione delle tensioni della scorsa settimana in Consiglio dei ministri?
A me interessa la qualità dell’azione che l’esecutivo riesce ad esprimere. È questo che dà senso e autorevolezza al Governo. In questo caso invece ci si è ritrovati alle prese con un testo scritto male e in fretta e furia, non condiviso, inviato nottetempo, con tra le righe non poche furbizie, corretto e riscritto più volte e alla fine votato salvo-intese. Rilevarlo è il minimo che una forza politica responsabile può fare, richiamando tutti a un maggiore rigore. Devo dire che non è stata una bella esperienza.

Quale invece la sua posizione sulle concessioni autostradali?
Sul tema concessioni il mio e nostro punto di vista è evidente: il testo arrivato in CdM senza un confronto preventivo era scorretto nel merito e nel metodo. Lo abbiamo rilevato, abbiamo detto no e in Parlamento presenteremo gli emendamenti conseguenti. Noi non possiamo riscrivere lo stato di diritto, per cui i patto definiti secondo norme si modificano in corso d’opera. Dobbiamo garantire ai cittadini efficienza ed efficacia nell’erogazione dei servizi, costruendo quadri coerenti, non suscettibili di interpretazioni e discrezionalità. Soprattutto non scrivere testi pasticciati che come unico esito danno lavoro ad avvocati e tribunali, delegando alle aule giudiziarie quello che invece dovrebbe essere in capo alla politica. Proprio per questo avevo chiesto, al di là di fantasiosi retroscena costruiti ad arte, lo stralcio dal Milleproroghe e un CdM su questo il 27. Ho ricevuto un diniego. Su un tema così serio mi sarei aspettata esattamente il contrario.