BEPPE GHISOLFI, IL MIO SOGNO? INTERVISTARE GIANNI AGNELLI

0
79

Credo che il sogno di tutti i giornalisti dei miei tempi fosse quello di intervistare Gianni Agnelli. Ci provai per le vie normali. L’ufficio stampa mi rispose che per i prossimi tre anni non c’erano possibilità. In effetti per una televisione locale l’im­presa è alquanto ardua. Decisi che l’unico  modo era quello di sbucare all’improvvi­so davanti all’avvocato con microfono e telecamera accesi e tentare l’azzardo. E così feci. Al termine di un convegno al Lingot­to mi lancia con l’operatore appena vidi che Gianni Agnelli aveva terminato l’in­tervento. Feci pochi passi. Le sue guardie bloccarono Bruno e me con modi bruschi tenendoci fermi.
Ma l’avvocato aveva notato la scena che io, con lamenti esagerati, cercavo di ren­dere più evidente possibile. Fece un cen­no. I suoi energumeni lasciarono le pre­de. Eravamo ammessi al cospetto del re. Mi presentai o meglio tentai una presen­tazione perché con un sorriso appena ac­cennato Gianni Agnelli mi sbalordì: “Lei è Beppe Ghisolfi. Quando sono a Torino guardo il suo telegiornale. Sempre pun­gente”. Facemmo l’intervista e ci lasciammo con grande cordialità. A quella ne segui­rono decine di altre. Mai una difficoltà, mai un problema. Se mi vedeva col micro­fono Agnelli si fermava. Una volta, presente un amico di Fossa­no, decisi che non era opportuno distur­bare l’avvocato. Non volevo che pensasse che mi ero preso troppa confidenza. Rimasi seduto al mio posto aspettando che i relatori se ne andassero. L’avvocato mi vide e si av­vicinò chiedendomi sorridente se fossi in sciopero. Ovviamente scattai come una molla e realizzammo l’intervista. L’amico di Fossano rimase sconvolto ed ancora og­gi racconta l’episodio.