Bersani: i miei primi settant’anni, stavolta lascio e torno a Bettola

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La mucca nel corridoio” è al top della narrazione figurativa di Pierluigi Bersani.

La destra arrembante e che solo io avvertivo come pericolosa. Ce ne ho di migliori.

Anche quella domanda esistenziale: “Volete il maiale fatto tutto di prosciutto?”

Nella mia classifica il primo posto va senza alcun dubbio al detto di mia nonna: “Ce n’è da far l’orlo al Po!”. Lei era spigolatrice e sartina, rammendava gli orli, e quando la faccenda la vedeva grossa, si spiegava con questa immagine.

Bersani, settant’anni e qualche insuccesso. Intanto non è riuscito a smacchiare il giaguaro.

Intanto al giaguaro qualche macchia però l’ho tolta. Da quando formulai il proposito, era il 2013, non è stato più quello di prima. Tanti anche gli accadimenti fortunati. Oggi posso dire che aveva proprio ragione Picasso quando spiegava che ci vogliono molti anni per essere giovani.

Lei è piuttosto in forma, sempre tonico in tv.

Beh, per chi ha visto la morte in faccia, l’ha proprio accarezzata non una ma due volte (nell’84 un incidente stradale micidiale, nel 2014 un ictus ndr) già il fatto di godere di buona salute e confidare di rimanervi negli anni che arriveranno resta un traguardo prezioso.

Da 56 anni fa su e giù con Piacenza e con Bettola.

Non ho mai comprato casa a Roma perché sento forte le radici. I miei stanno da sempre a Piacenza, e io ero e resto di Bettola, il mio paesino. Sa che essere provinciale mi ha aiutato in politica? Perché vai al bar, incontri al parcheggio, trovi l’amico in farmacia…

Prima che continua, devo chiederle dei farmacisti. Sua moglie lo è.

Era dipendente di una farmacia.

Come mai le farmacie restano dinastie ereditarie inespugnabili?

Sono una lobby fortissima.

Facciamo la top ten delle lobby.

Assicurazioni, banche e petrolieri. Nelle professioni liberali: farmacisti e avvocati. Io non sono contro i gruppi di pressione, è che a volte proprio non vogliono neanche sedersi a discutere.

Stava dicendo che grazie al fatto di essere un provinciale ha capito che andavano fatte le liberalizzazioni, le famose “lenzuolate”.

Mi accorsi per esempio della necessità della portabilità dei mutui. Le lenzuolate nascono da un contatto diretto, una frequentazione sistematica con la gente normale e i loro bisogni.

Prima si diceva: piazze piene e urne vuote. Oggi che siamo nella democrazia televisiva Bersani fa il botto nei talk show però cede nelle urne.

Mi invitano spesso forse perché il mio dire è liberato dalla necessità della ipocrisia, della reticenza.

È deputato.

Tra due anni non lo sarò più.

Non si ricandida?

Cinquantasei anni fuori casa bastano a sentirsi realizzato. Non lascerò la politica, quella non si lascia mai. Il seggio sì.

Nella sua carriera ha raccomandato molta gente?

Segnalavo solo casi estremi, poveri in canna o con gravi disabilità. Gente che aveva diritto a un occhio di riguardo.

E quelli che ha spinto in politica? Che gli sembravano bravi e poi si sono rivelati stronzi?

Ah, quelli parecchi. Perché tu puoi valutare la testa di uno, ma non la sua anima. Investi politicamente su un tizio o una tizia e poi capisci che è andata buca.

Uno che l’ha fatto felice.

Roberto Speranza.

La birra è stata nella sua vita certamente più fedele di tanti suoi compagni di ventura. Ricordo quell’istantanea: lei e il boccale al bar. Pareva che si confessasse coi fiocchi di avena.

Ma diamine! Stavo preparando un intervento. Mi piace farlo nei posti popolati. Mi metto solo soletto e faccio le mie cose. Mi dà serenità.

Nel Parlamento con chi ha legato di più?

Con Bossi. Cazzeggiavamo alla grande, era una frequentazione leggera, gustosa.

Lei conosce il peso specifico in politica dell’appeal. Sembra che Giuseppe Conte goda di curiosità femminili. Portano voti o è tutta fuffa?

Conte è visto come una persona sincera non un traffichino. Su questo le donne hanno più sensibilità. Conta essere come si appare (e se sei di bell’aspetto è ancora meglio).

La mucca nel corridoio c’è ancora?

Ora la mucca sta arretrando.