Boccia: “Fondi Covid al Sud più del 34%”

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«Anziché litigare adesso su quanti soldi ci saranno, iniziamo a discutere su come spenderli. Io vorrei vivere ad esempio in un Paese che ha il triplo di posti di terapia sub-intensiva rispetto all’era pre-Covid e molti più anestesisti».

Così Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, ha ancora negli occhi e nel cuore l’emergenza vissuta per mesi in prima linea con la pandemia per non essere realista e concreto.

«Quando si discuterà nel merito del Mes bisognerà aprire sicuramente il dibattito sulle modalità di riparto dei fondi europei che oggi non ci sono. La simulazione che ha creato qualche inutile polemica, si riferiva, com’è già stato detto, al riparto attuale del Fondo sanitario nazionale, non a scelte del governo. Ma in ogni caso, un conto sono le dinamiche del Fondo, un altro è la valutazione dell’impatto delle nuove risorse europee per rafforzare le reti sanitarie, a partire dalla prevenzione territoriale pubblica», dice.

«Premesso che il ministro Provenzano sta facendo un ottimo lavoro per ridurre il divario tra Nord e Sud, penso che la quota del 34% debba essere superata se in ballo c’è l’adeguamento dei Lep. Ma questo verrà fuori anche dal dibattito parlamentare sull’attuazione dell’autonomia differenziata sulla quale auspico un’accelerazione a settembre.

Solo quando emergeranno i dati reali sui livelli essenziali delle prestazioni potremo dare una risposta definitiva a ipotesi e ragionamenti.

Senza i Lep, non capiremo mai fino in fondo quanto debba essere destinato alle regioni più deboli e meno dotate anche nella sanità pubblica“.

“Faccio mie le parole del presidente Mattarella: l’autonomia va attuata nel solco del rispetto del principio di sussidiarietà perché autonomia e sussidiarietà rafforzano l’unità del Paese”.

Le Regioni però scalpitano, la ripartenza del Paese passerà inevitabilmente da loro. «La leale collaborazione tra i presidenti e il governo in questi durissimi sei mesi, che lo stesso Mattarella ha richiamato, resta il presupposto per ogni confronto. Ma anche per migliorare certi meccanismi delle burocrazie regionali, e non solo, di cui non si sente affatto il bisogno. Penso ad esempio a quando alcune Regioni avevano offerto la disponibilità di sole poche decine di medici per rafforzare le aree più esposte all’emergenza. È bastato che contattassimo noi direttamente medici e infermieri per ricevere oltre 17mila domande».

Sulla parità di genere nella composizione dei Consigli regionali «Il presidente Conte ha scritto a tutti i presidenti dei Consigli delle Regioni inadempienti per esortarli ad applicare questa precisa volontà del governo, frutto anche delle sollecitazioni sacrosante di tantissime associazioni. Se continueranno a non ottemperare, il governo eserciterà i poteri sostitutivi ai sensi dell’articolo 120 della Costituzione. Mi auguro che ciò non accada: gli 8mila sindaci che in questi mesi hanno rinunciato ad esercitare il potere di ordinanza contro i provvedimenti del governo sono un esempio di rispetto e senso delle istituzioni che va seguito sia al centro sia nelle Regioni».

Sull’unità del Paese, Boccia ha le idee chiare: «Io rivendico al Pd il merito di avere messo la visione complessiva del Paese e non gli interessi dei singoli come priorità assoluta della sua azione al governo. Una scelta chiara e coerente che non ha nulla a che vedere con le piroette improvvise di qualche nuovo presunto Richelieu che nel chiuso di una casa o di un ufficio ipotizza la fine di un governo e la nascita di un altro governo. La schiena dritta è il nostro imperativo di fronte alla comunità che ci ha votato e che il segretario Zingaretti ha saputo rimotivare”.

I cambiamenti politici dell’ultimo anno. “Un anno dopo la scelta di far parte dell’attuale governo, in Europa sono cambiate molte cose. Sassoli è Presidente dell’Europarlamento, i 5 Stelle sostengono con convinzione la Commissione Von der Leyen, Paolo Gentiloni è agli Affari economici; i vecchi parametri sono saltati; sviluppo sostenibile e coesione sociale sono un punto fermo”.

“Conte è un valore aggiunto, l’alternativa per noi è il voto, ovviamente nel rispetto delle prerogative del Capo dello Stato. Al governo con la destra e con chi è contro l’Europa non andremo mai»