Bonetti: “Vogliamo un polo dei riformisti per far ripartire Milano”

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Milano può diventare un grande hub di innovazione per l`Europa

Ma anche un laboratorio per ricostruire una rete di servizi di quartiere che possano aiutare tutti, a cominciare dai giovani e dalle donne che in questa pandemia sono stati i più colpiti dal punto di vista occupazionale, a migliorare la qualità delle loro vite».  A Milano, la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti ha vissuto e lavorato come docente della Statale.

E oggi sarà lei ad aprire l`assemblea del suo partito, Italia Viva, che su Milano ha deciso di investire appoggiando la corsa di Beppe Sala: «Per noi questa città è strategica e non solo perché è il luogo in cui un partito europeista e riformista come il nostro può interpretare al meglio la propria identità. Milano ha da sempre saputo aprire strade nuove in tutti i settori e, anche alla luce delle ferite che il Covid ha inferto, può raccogliere la sfida di farsi interprete di un nuovo modello sociale e lavorativo».

Alle prossime Comunali, quindi, Iv si presenterà con un`unica lista insieme ad Azione e ai civici?

«La lista unica dei riformisti è in fase di costruzione e mi auguro davvero che si arrivi a questa coesione di tutte le forze civiche e dei partiti che vogliono mettersi al servizio della città. L`obiettivo del progetto riformista per Milano non è solo unire sguardi e percorsi diversi, ma dare forma a progetti concreti di ricostruzione di reti di comunità. Insieme vogliamo chiamare a raccolta le forze migliori, dal Terzo settore all`università e alle imprese».

Sala punta a superare il 10 per cento con la sua civica. Quanto può valere la lista dei centristi?
«Molto, Iv però si mette al lavoro non partendo dai sondaggi o dai risultati elettorali, ma per proporre una visione e idee concrete che possano cambiare il volto di Milano».

E di che cosa ha bisogno la città per ripartire nel post Covid?
«Di ricostruire quei legami di solidarietà e umanità che ha sempre saputo incarnare, interpretando anche un nuovo modello che siamo chiamati ad avere in Europa, fatto di sviluppo sostenibile e transizione ambientale».

Milano era già attraversata da disparità aggravate dalla pandemia: l`occupazione è tornata ai livelli pre-Expo, davanti alle mense dei poveri le file si sono allungate.
«Per questo è fondamentale investire per creare lavoro, soprattutto per i giovani e le donne. È in questo che Milano può essere un modello di innovazione. Può farlo come città della conoscenza con le sue università, e valorizzando la rete di solidarietà per affiancare le nuove povertà emerse che non vanno solo assistite, ma aiutate a riattivare percorsi di vita».

Cosa intende con investimenti innovativi nel mondo del lavoro?
«Dobbiamo stringere un`alleanza con le imprese per creare un lavoro diverso, che possa armonizzare i tempi e luoghi del lavoro con quelli della vita della città. Penso a un modello produttivo che guardi anche al benessere delle persone, in cui i quartieri diventino comunità solidali e in cui ci siano i servizi essenziali: asili nido, sport, educazione non formale, spazi di coworking e di smart working integrati a quelli educativi».