Brexit, la figuraccia di Severgnini (e della sinistra) su Johnson

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Lacrime amare, lacrime di Severgnini. Lacrime di coccodrillo quelle versate dalla sinistra italiana dopo la vittoria di Boris Johnson e della Brexit. Forse gli intellettuali politicamente corretti avrebbero potuto valutare meglio le potenzialità politiche dell’ex sindaco di Londra, spesso definito da loro un “pagliaccio”, così come l’insoddisfazione del Regno Unito per l’Europa.

Tra i più attivi, in tv e sui giornali, nel demonizzare “Bojo” agli occhi degli italiani (più o meno come fa con Salvini e la Meloni) è stato negli ultimi mesi Beppe Severgnini, l’uomo che fa dell’utilizzo della lingua inglese un motivo di vanto, a prescindere dai concetti elaborati con la stessa. Dopo averlo definito “leader “inadeguato a cui mancano la preparazione, la coerenza, l’affidabilità e la precisione” già all’inizio della scalata verso la guida della Gran Bretagna, Beppe Severgnini “Corriere della Sera” aveva paventato rischi apocalittici in caso di Brexit.
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Severgnini e la figuraccia in tv

Ovviamente, il giornalistica anglofono non ha certo recitato il mea culpa in tv, dove è spesso ospite dalla Gruber a “Ottomezzo”. Si è limitato a mostrarsi ottimista sul futuro “europeo” dell’Italia. “Non credo all’Italexit, perché Brexit è stata talmente lancinante che ha scoraggiato tutti quanti, e perché non è finita. La Scozia è fondamentale, uscire dall’Ue cambia le regole del gioco”. E il suo inadeguato leader (che peraltro ha studiato a Cambridge…). Altri veleni, da Severgnini, nel tentativo di smunuirlo: “Boris Johnson è un grande attore, la sua goffaggine è teatrale e piace molto agli elettori. E’ andata così perché era il secondo referendum su Brexit. L’umiliazione britannica per non essere stata capace di portare a casa la Brexit è enorme, ed anche la pazienza degli europei era finita”. Colpa degli inglesi, dunque, non merito dei conservatori.
La futura apocalisse degli intellettuali di sinistra

E ora? L’apocalisse, come scrisse tre settimane fa, è alle porte. “La tentazione, per un nuovo governo conservatore, potrebbe essere questa: fare del Regno Unito un paese ultraliberista e deregolato; e così attrarre investimenti e talenti. È il sogno (interessato) di Donald Trump. Ed è un tema di cui si parla da anni: fa parte della cultura del partito fin dai tempi di Margaret Thatcher, che però — donna pragmatica — teneva a bada l’euforia dei suoi giovanissimi ideologi, appena usciti da Oxford. Domani quel gruppo — Boris Johnson, Michael Gove, Jacob Rees-Mogg — potrebbe ritrovarsi al potere, ed essere tentato di trasformare la Gran Bretagna in una nave corsara al largo dell’Europa”.Ma sulle previsioni, Severgnini dovrebbe essere più prudente, forse.