BRUXELLES VARA UN MINI RECOVERY FUND SULL’ENERGIA CHE GRAZIA IL GAS

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Alla fine l’emergenza ha prodotto un mini piano contro i rincari energetici che letteralmente “grazia” il gas e limita l’applicazione del tanto decantato tetto massimale al solo prezzo dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili e alternative al metano

Per queste, il valore non superabile viene fissato in 180 euro per ogni megawatt/ora. Nel caso le compagnie, produttrici di energia elettrica, applichino quote unitarie più alte, la differenza in eccesso sarà automaticamente devoluta a fondi dedicati alla compensazione dei costi addossati a famiglie e imprese chiamate a fronteggiare l’inverno più difficile dal secondo dopoguerra.

I settori interessati dalla operatività del tetto riguardano: eolico, solare, geotermico, idroelettrico, biomassa (con esclusione del biometano), termovalorizzazione dei rifiuti, nucleare, lignite, torba e prodotti petroliferi grezzi.

L’assunto di base, all’origine della decisione deliberata dalla commissione von der Leyen, è che le società impegnate nella generazione elettrica con metodologie rinnovabili hanno potuto contare su ricavi molto elevati a fronte di costi produttivi sostanzialmente stabili in virtù dei bassi oneri di ammortamento delle tecnologie impiegate nel procedimento.

Bruxelles, con la manovra di fissazione del tetto – che avrà carattere temporaneo e durata fino a marzo 2023 -, conta di mettere a disposizione, per i piani di contrasto al rincaro galoppante delle bollette, poco meno di 120 miliardi di euro. Una cifra che può sembrare importante, ma non lo è in termini assoluti, poiché soltanto per neutralizzare i sovraccosti a carico degli utenti dell’Italia servono risorse pari almeno alla metà di quanto si prevede di raccogliere a livello continentale.

Lo stesso si può dire in riferimento all’altro pilastro del mini piano UE sulle bollette, vale a dire la tassazione provvisoria sugli extra-profitti realizzati dalle società attive negli ambiti esclusi dalla applicazione del tetto, vale a dire tutti quelli che hanno per oggetto gli idrocarburi e le fonti fossili: petrolio, gas, carbone e raffinerie. Alle compagnie interessate sarà applicato, con riscossione a cura dei singoli Stati della UE, un contributo eccezionale pari al 33 per cento degli utili eccedenti conseguiti negli esercizi 2022 e 2023 e – attenzione però – calcolati sulla media dei risultati economici dell’ultimo quadriennio a decorrere dal 2018, e dedotta una franchigia (ossia una quota non tassabile) del 20 per cento.
Passaggi molto articolati che testimoniano l’intenso dibattito svolto nelle stanze della Commissione di Bruxelles e condizionato dai veti dei Paesi nordici e frugali (verso gli altri), restii a forme ritenute troppo generose di solidarietà di area vasta.

A ciascun Paese rimane un margine molto residuale per integrare e rendere più efficace il mini piano europeo, adattandolo alla specifica situazione nazionale: per esempio, possono essere deliberati interventi pubblici per fissare prezzi di fornitura della elettricità relativamente più bassi a beneficio delle piccole e medie imprese, tenendo però conto dei consumi realizzati dal beneficiario nella media dell’ultimo quinquennio, e avendo sempre presente la necessità di incentivare la riduzione della domanda energetica.
In altre parole: non saranno ammessi operazioni di bilancio pubblico a piè di lista sulle bollette. Un paletto non da poco per il futuro Governo Meloni.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI