Caccia, dopo 10 anni nuovo piano del Veneto arriva in consiglio

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Ma il PD presenta 150 emendamenti e avverte: cambi, sarà impugnato

Venezia – Il prossimo 18 gennaio il Consiglio regionale del Veneto si riunirà per discutere il Piano faunistico venatorio, licenziato oggi dalla commissione permanente Caccia e Pesca. Esulta il consigliere di Fratelli d’Italia Joe Formaggio, secondo cui la calendarizzazione del provvedimento, “è la conferma della promessa che sarà mantenuto al mondo venatorio”. Del resto la proroga del piano precedente, scaduto ormai da 10 anni, è valida fino al 30 gennaio, pertanto il tempo c’è ma è agli sgoccioli. “Sappiamo già che in aula le minoranze ambientaliste daranno battaglia, ma abbiamo i numeri per dare finalmente al Veneto gli strumenti necessari per la dignità del mondo venatorio”, conclude Formaggio.

E in effetti il consigliere regionale democratico Andrea Zanoni ha già presentato 150 emendamenti e parlando alla ‘Dire’ spiega che non ha intenzione di fermarsi a quelli, ma intende chiedere al Governo di impugnare il piano non appena questo sarà approvato. “Credo sia difficile che approvino i miei emendamenti ma userò i verbali di voto delle sedute per far vedere che il Consiglio era consapevole delle norme che bisognava votare, ma non le ha votate, quando allegherò i documenti ad un esposto che farò al Governo chiedendo di impugnare questa legge”.

L’unica possibilità che la legge non venga impugnata è che “mi approvino i 150 emendamenti riportando la norma nell’alveo della legalità” provoca Zanoni, che poi precisa che alcuni sono sue proposte, ma altri mirano a far rientrare il piano veneto in quanto previsto dalla normativa a livello nazionale.

Ad esempio, “sulle aree protette non ci siamo: sono troppo poche e troppe di quelle che ci sono non hanno le caratteristiche adatte. Come l’aeroporto militare di Istrana, o la laguna viva… In laguna viva c’è mare, non c’è niente, non ci sono le condizioni perché gli uccelli nidifichino, si alimentino o si riproducano. E poi è già vietata la caccia. È inutile andare a fare un’oasi là”, spiega il dem. O, ancora, “i valichi montani, che sono fondamentali per la tutela degli uccelli migratori perché nei valichi gli uccelli si incanalano per superare le montagne. La legge dice di tutelare le rotte di migrazione e ha individuato i valichi montani come aree da proteggere. In veneto ce ne sono una cinquantina e ne hanno tutelato uno. Non ci siamo”, prosegue Zanoni.

Se questi sono i principali punti su cui il piano veneto pecca, e necessita quindi di essere modificato per rispettare la normativa, altre sono le proposte del dem. “Niente licenza di caccia ai pregiudicati e pettorina con codice identificativo alfanumerico per tutti i cacciatori. Così si evitano episodi di cacciatori che sparano dove non dovrebbero, magari vicino alle case come accaduto diverse volte negli ultimi mesi. I cacciatori corretti possono solo essere d’accordo con una cosa del genere”. E poi ci vogliono “norme semplificate per chi vuole chiedere il divieto di caccia. Abbiamo contestato la necessità di una relazione asseverata per chiedere il divieto di caccia sui propri terreni, l’hanno tolta ma hanno messo l’obbligo di presentare un Safe File. E così ci vuole un tecnico lo stesso, quindi tocca pagare. Mentre un cacciatore che vuole chiedere l’autorizzazione a realizzare un appostamento fisso lo può fare presentando una fotocopia della cartografia mappale. Così si fanno cittadini di serie A e cittadini di serie B”, conclude Zanoni.

La battaglia in aula, insomma, si preannuncia agguerrita. E se è vero, come dice Formaggio, che la maggioranza ha i numeri per far passare il provvedimento così com’è, è anche già chiaro che il passaggio successivo sarà l’impugnazione del piano faunistico veneto.

fonte «Agenzia DIRE»