Cara Meloni, tanto tengo a lei e alla sua (ir)resistibile ascesa

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(FdI oltre il 10% nei sondaggi), che non posso fare a meno di sopperire alla sua umiltà ricordando che lei di cose ne ha fatte eccome.

Già, perché in questi 25 anni di carriera politica, in cui ha polverizzato tutti i record di ruoli ricoperti in giovane età, non è “sempre stata all’opposizione”, anzi, è stata a lungo al governo con Berlusconi e la Lega, votando le leggi ad personam (Lodo Alfano, legittimo impedimento…), le misure economiche e fiscali che ci rendono il “paradiso” che siamo oggi, su su fino all’epocale Ruby nipote di Mubarak.

Da donna avrà agito in buona fede: non in difesa di Berlusconi (certo che no!), bensì della giovane marocchina e del suo sogno di avere radici certe.

Era il 2011, di lì a poco – dopo un’estate più che sprint, spread – Berlusconi si dimise e nacque il governo Monti.

E lei? Pancia a terra, da grande lavoratrice qual è, a sostenerlo e votare i provvedimenti Salva Italia cui il suo ex governo ci aveva costretti (e su cui ora lei dà battaglia): la legge Fornero, il ritorno della tassa sulla prima casa (Imu), l’abbassamento del tetto sull’uso del contante.

Pure il Fondo Salva-Stati, che adesso la manda in “Bestia” sui social con Salvini, fu istituito dal governo in loden che lei (non la Lega) appoggiava
. E pure sull’odiato Fiscal Compact, imposto dall’Europa matrigna, invece di dire no preferì non partecipare al voto.

Su una cosa, va riconosciuto, ha tenuto il punto: il taglio dei costi della politica.

Almeno dei parlamentari,
visto che ha votato sì e non ha firmato per il referendum. Non si può dire altrettanto, invece, dell’abolizione delle Province: la “nuova” Meloni oggi condivide l’insofferenza popolare verso i “carrozzoni”, ma la “vecchia” votò nel 2011 contro la soppressione delle Province in Costituzione.

Cara Meloni, per tornare alla mia domanda iniziale, lei sicuramente più che “stella nascente”, come l’ha definita il Times, è “già nata” parecchi anni fa (quelli so’ inglesi e nun ricordano).

Per farla brillare ancora di più in futuro, ci permettiamo solo due consigli:
1) faccia i conti col suo passato, invece di puntare sulle dimenticanze sue e degli italiani;

2) combatta anche doppi incarichi e assenteismo: c’è ad esempio una deputata, leader di partito, che non lascia la poltrona di consigliere comunale a Roma, anche se va poco sia all’Assemblea Capitolina (solo 6 sedute su 60 nel 2019) sia alla Camera (assente al 71% delle votazioni in questa legislatura, sestultima in classifica).

In compenso impazza in tv.
La conosce?

Un cordiale saluto.                                                                                                                                                              di Luisella Costamagna