CAREGIVER invisibili

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invisibili anche nell’Assegno di Inclusione, a causa del regolamento pessimo, creato dal Governo Meloni, associato al mostro INPS. Sono milioni i Familiari che si prendono cura del familiare disabile non autosufficiente e consapevoli dei problemi gravissimi i nostri illustri Partiti Politici, e l’èlite al potere continua e continua a fare finta di niente. Gli anni passano nell’agonia della vita quotidiana.

Ce la farò poiché la mia famiglia è lo specchio della mia anima e di tutto ciò in cui ho sempre creduto… Ce la farò perché ho il diritto e il dovere di farcela! Riuscirò nella mia lotta e in quella di tantissime altre persone che amano in maniera incondizionata, le quali non hanno rinunciato alla propria vita per un caro, ma hanno avuto la capacità di intrinsecarla tra tutte le difficoltà quotidiane trovando, a prescindere, la forza di respirare a pieni polmoni ogni giorno” Inizia così la lettera di Silvia Parenti, mamma di due figli minorenni, che si occupa a tempo pieno del marito tetraplegico, paralizzato dallo sterno in giù che qui ci racconta cosa significa essere, appunto, caregiver familiari.

Essere caregiver ti cambia radicalmente la vita, a volte ti rallenta e in questi attimi di quiete ti fa dono di profondi pensieri… lì ti rendi conto della bellezza della vita, delle sfumature, di quegli attimi dove “è tutto perfetto” e guardandoti allo specchio riscopri nei tuoi occhi quella speranza, quella serenità  e quella voglia di progettare che il giorno prima proprio non esisteva… sì, perché se a volte ti rallenta, in un attimo si trasforma in una lotta contro il tempo e contro il mondo!

Ci sono giorni dove la stanchezza e la paura sono tali da congelarti l’anima, dove senza neanche rendertene conto inneschi il pilota automatico per riuscire a fare tutto e i problemi sono talmente repentini che ti accorgi del passare delle ore solo grazie al sole e alla luna.

Ci sono notti passate insonni per preoccupazioni, influenze difficili, infezioni, posture, esigenze di tutti i tipi o anche solo per una pipì, un’aspirazione o una qualsiasi necessità che una persona con disabilità non può fare autonomamente …e dopo queste notti, ci sono mattine in cui scorgi dalla finestra di casa persone che in tutta fretta accompagnano i figli a scuola prima del caffè al bar e l’inizio del lavoro, altre che fanno jogging o la passeggiata col cane, e senza sapere nulla della loro vita, un po’ le invidi…nello stesso momento, girandoti, vedi tuo figlio/a, il tuo genitore, tuo marito o tuo nonno a letto e sai che sta vivendo dignitosamente solo grazie a te e tra un senso di colpa e la gratitudine a Dio che sia li con te, non può che scendere una lacrima.

Crudelia De Mon