Casa del Cinema: con la proiezione de La cena delle beffe si riaccende lo scandalo sessuale di Blasetti

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Appuntamento speciale, venerdì 21 maggio, con il quinto film della rassegna Perduti nel buio. Un’occasione per apprezzare l’opera di Blasetti e rileggere una pagina provocatoria del cinema italiano 

 

Roma – Il quinto appuntamento con il programma speciale Perduti nel buio, proposto da RIPLEY’S HOME VIDEO insieme a Casa del Cinema riserva più di una sorpresa agli amanti del cinema italiano di ieri. Non si tratta infatti solo di una autentica riscoperta grazie alla bella edizione realizzata per l’occasione da Ripley’s con speciale attenzione filologica per uno dei capolavori di Alessandro Blasetti come La cena delle beffe (1942) – in programma venerdì 21 maggio alle ore 18 –, ma della possibilità per il pubblico di rileggere uno dei film più popolari di sempre alla luce della sua provocazione, volutamente scandalosa, alla morale del tempo e ad alcuni dettami del “machismo” fascista.

Il film infatti resta in genere nella memoria soprattutto per la celebre battuta che fece di Amedeo Nazzari un divo (“Chi non beve con me, peste lo colga”) e per il seno nudo (a torto spesso ritenuto il primo nel cinema italiano) di Clara Calamai. Oggi invece si apprezza di più il sottile lavoro del regista e dello sceneggiatore (Renato Castellani) sulla passione omosessuale e contrastata che lega i due protagonisti della vicenda, l’irruente e machissimo Neri (Nazzari) e il sottomesso e disperato Giannetto (Osvaldo Valenti).

Scrive Adriano Aprà nella sua bella analisi del film: “Sfidando la censura di allora Blasetti rende esplicita la sessualità di cui il film è carico. Questa sessualità non può dirsi proprio di tipo eterosessuale. Neri esibisce troppo la sua virilità per non apparire sospetto (quella parrucca bionda!) e Blasetti si toglie il gusto di mostrarlo passivo, crocifisso come un San Sebastiano, quando Lisabetta lo carezza e lo bacia. Giannetto è incapace di avere rapporti con Ginevra se non attraverso Neri: sia nella scena citata sia quando passa la notte con Ginevra che lo ha scambiato per Neri, il quale scoprendolo gli dice: «Tu me l’hai goduta!». E ambiguo è il rapporto con Tornaquinci, interpretato da Memo Benassi, di cui all’epoca non doveva sfuggire l’omosessualità. (Nel 1974 Carmelo Bene non avrà difficoltà, in coppia con Luigi Proietti, a riproporre il testo di Benelli nella sua vera luce). Il padre, il maschio, il dittatore altro non sono che maschere dietro le quali si nasconde la femminilità repressa”.

 

Una provocazione esplicita che nel ’42 non fu colta appieno dai censori che, sulla scorta del grandissimo successo del dramma di Sem Benelli da cui il film è tratto, si limitarono a imporre un divieto ai minori, nonostante le fortissime proteste del Vaticano. Il successo fu trionfale anche al cinema e Blasetti, reduce dai fasti de La corona di ferro (di cui riadattò le scene per ricreare la Firenze medicea del nuovo lavoro) chiuse così una pagina della sua carriera, per poi avvicinarsi ai motivi del nascente neorealismo.

Da segnalare agli spettatori di Casa del Cinema – che hanno accolto con grandissimo favore questa originale programmazione della ripresa del cinema in sala – un cast straordinario in cui figurano, insieme a Nazzari e Calamai, grandi mattatori della scena come Memo BenassiLauro GazzoloPiero Carnabucci; future primedonne come Valentina Cortese e Lilla Brignone, la prediletta dal regista Elisa Cegani, un vero divo dei Telefoni Bianchi come Osvaldo Valenti il cui nome fu rimosso dai manifesti del film (perché nel frattempo giustiziato come collaborazionista insieme alla sua compagna Luisa Ferida) quando La cena delle beffe ritornò in sala a guerra finita.