Casa di riposo degli orrori nel Catanese, anziani nudi e legati al letto

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Completamente nudi, lasciati a terra assieme ai loro escrementi, incastrati tra le sbarre di protezione del letto, abbandonati a se stessi con dolorose ferite. Derisi e offesi. Nella casa di riposo Villa San Camillo di Aci Sant’Antonio, nel Catanese, gli anziani erano trattati in questo modo. Un inferno di urla e violenza nella struttura ridotta a lager. C’è una foto in cui è evidente una piaga da decubito in una paziente ultrasettantenne, non adeguatamente curata e notevolmente peggiorata nel tempo.

Precarie le condizioni igienico-sanitarie della struttura: avvistati dei topi e gli anziani (30 a fronte di una capienza massima di 24) hanno contratto la scabbia. Solo alcuni dei particolari raccapriccianti svelati da un’inchiesta della magistratura e dei carabinieri. Il gip ha così disposto il divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale, della durata di dodici mesi, nei confronti dell’amministratore della struttura, e il divieto temporaneo di esercitare la professione nelle case di riposo e strutture di assistenza per anziani, per nove mesi, nei confronti di tre dipendenti.

L’indagine è stata avviata dopo il sequestro di alcuni telefoni, avvenuto nel mese di luglio 2019: fra i cellulari sequestrati, in particolare, è stato controllato quello di una dipendente e nella memoria c’erano numerose foto, scattate nella casa di riposo tra marzo e giugno 2019, in cui erano visibili maltrattamenti. Sono stati i carabinieri della stazione di Aci Sant’Antonio ad avviare degli approfondimenti investigativi.

Durante una visita ispettiva da parte i militari coadiuvati dai colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro di Catania, è stato accertato che in una delle camere da letto al primo piano, un ospite era letteralmente bloccato nel proprio letto, impossibilitato ad alzarsi a causa di alcune sedie ed un divano posizionati ai lati del letto, che ne impedivano i movimento. Oltre alle persone regolarmente assunte, lavoravano in nero undici dipendenti, tra cui due delle indagate, e alcune sono state denunciate per avere percepito illecitamente il reddito di cittadinanza.