C’è una questione che seguo con attenzione e su cui desidero esprimermi con molta chiarezza

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Il Senato della Repubblica, attraverso un proprio organo, il Consiglio di Garanzia

Ha confermato la decisione di primo grado di restituire il vitalizio a un ex senatore condannato per corruzione. È una decisione che considero erronea, che trasmette un messaggio profondamente negativo per i cittadini, perché mina il delicatissimo rapporto di “fiducia” con le istituzioni, tanto più in questo momento: il Paese sta faticosamente cercando di superare una drammatica pandemia, che ha fiaccato e messo in ginocchio moltissime attività economiche e creato difficoltà a tantissimi cittadini.
Tra l’altro, una delibera dell’ex Presidente Grasso del 2015 aveva stabilito che i condannati in via definitiva per alcuni gravi reati, tra cui quelli di corruzione, non avessero più diritto a percepire il vitalizio.

Ma l’organo chiamato a decidere in primo grado sui vitalizi, invocando argomentazioni capziose, ha preferito disattendere tale determinazione. Purtroppo, sia all’interno della Commissione Contenziosa sia nel Consiglio di Garanzia, non siede alcun componente titolare esponente del MoVimento 5 Stelle, la forza politica che da sempre si batte contro questo odioso ed anacronistico privilegio. Ritengo necessario che gli esponenti e le forze politiche che hanno preso questa decisione se ne assumano pubblicamente la responsabilità, attraverso una discussione trasparente e condivisa.
Siamo certi che le altre forze politiche nulla avranno da obiettare e potranno spiegare agli italiani le motivazioni delle decisioni assunte.

Quanto al Movimento 5 Stelle, una cosa deve essere estremamente chiara: ricorreremo a qualsiasi strumento possibile perché questa decisione sia riconsiderata e, in generale, affinché la polemica sul vitalizio ai parlamentari, tanto più se condannati, resti solo un ricordo del passato. Qualcuno continuerà a chiamare questo nostro impegno “populismo”. Per noi è una battaglia di civiltà a garanzia e a tutela del prestigio e della credibilità delle istituzioni.

Giuseppe Conte