Chi è davvero Salvini e cosa vuole da noi?

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Gli editorialisti dei giornali, per lo più ex cronisti politici, tendono a sottolineare la furbizia del desso, che abbraccia Draghi, incontra Zingaretti, ma allo stesso tempo presidia il suo elettorato per sottrarlo all’OPA (offerta pubblica d’acquisto), naturalmente ostile, di Giorgia Meloni. Più liberi e divertenti i vignettisti. Elle Kappa propone un “test psicologico” per tutti noi cittadini. Tra i due Salvini, scrive, quello che bacia la bandiera dell’Europa e l’altro che rimette la felpa “no euro” e sbotta “di irreversibile c’è solo la morte”, uno dei sue è “un impostore, falso, ipocrita. Sapresti individuare qual è?” Mauro Biani gli disegna le corna di Jake Angeli, a torso nudo con un copricapo in montone, mentre dice: “deponiamo l’ascia di guerra”. Impossibile credergli. Quanto a me, penso che il suo primo consigliere, il suocero Denis Verdini, gli stia suggerendo di tenere insieme le due anime della destra. Da una parte Trump ha perso e bisogna fare affari con chi sta al governo (ministri al turismo, sviluppo economico, disabili, magari un sottosegretario alla salute e un all’interno), dall’altra è indispensabile tener viva la fiamma del nazionalismo razzista e del negazionismo. Come arma di ricatto e possibile alternativa a Draghi.
5Stelle, Pd, Liberi e Uguali (senza Fratoianni) hanno deciso di costruire un inter-gruppo parlamentare, per coordinarsi e far pesare sull’azione di governo l’ampia maggioranza che la coalizione per Conte ha alla Camera e quella, più risicata, del Senato. Ha ragione Bersani quando nota come si siano svegliati “in articolo mortis”. Non lo avevano fatto, non si erano neppure incontrati, nei mesi scorsi quando a Conte sarebbe servito quel sostegno unitario. Ora invece i 5Stelle forse capiscono che devono evolvere a sinistra, se non vogliono essere risucchiati in parte dal sovranismo legista, in parte da una contestazione globale che cozza con il sostegno che il tentativo Draghi sembra avere nel paese. E i “dem” forse hanno capito che non supereranno la crisi se non liberandosi del Renzi che è in loro. Se non cercheranno di motivare e incontrare un popolo. Non solo di assessori, parlamentari e addetti stampa di aziende e potenti.
“Palamara l’aveva detto”, sostiene Sallusti commentando la sentenza del Tar che annulla la nomina di Prestipino a Procuratore di Roma, in quanto avrebbe avuto meno titoli di altri due postulanti, Viola e Lo Voi. Non è così. Palamara era intervenuto, con la famosa cena con Lotti e Ferri, per sostenere Viola. O più precisamente per por fine al lungo regno di Pignatone sulla procura di Roma. Regno che Palamara e i suoi colleghi avevano voluto e accompagnato, ma da cui si volevano emancipare dopo l’inchiesta su Mafia Capitale, che non era piaciuta ai potenti e non era stata confortata dalla Cassazione. Quando le intercettazioni divennero pubbliche, per sottrarsi allo scandalo, il CSM passò sopra al fatto che Prestipino, delfino di Pignatone, non avesse mai retto una procura. E lo scelse. Per capire meglio, bisogna tenere a mente che l’ampia discrezionalità di aprire un’inchiesta, nelle mani del singolo magistrato grazie alla “obbligatorietà dell’azione penale”, da anni era stata irretita, non dando poteri direttamente al guardasigilli (come chiesto da Berlusconi e dalle destre) ma nominando 5 super procuratori, graditi alla politica senza cui non si muoveva foglia.
“Domani” racconta cosa potrebbe essere -e spesso non è- l’ecologismo. In India una attivista di 22 anni, Disha Ravi, in rapporti con Greta Thumberg, si è schierata a fianco dei contadini in lotta contro il premier nazionalista Indu, Narendra Modi, che li affama per imporre il libero mercato e favorire industria e grande distribuzione dei prodotti agricoli. Disha Ravi è stata arrestata sabato e accusata di “cospirazione contro l’India”, di voler screditare, cioè, il suo paese. Eh già! Ecologismo e femminismo sono movimenti che muovono da pulsioni millenariste. In teoria possono adattarsi a ogni modo di produzione. Ma quando mettono in questione i rapporti di potere, come potrebbe succedere in India, la musica cambia e vengono accusati non di difendere (genericamente) l’identità di genere o il vivente o l’ambiente, ma di voler fare politica. Scandalo e galera.
Corriere, Repubblica, Stampa “aprono” con indiscrezioni sul “programma di Draghi”. Ne parlerò nel secondo Caffè, oggi diverso dal primo, dopo aver ascoltato l’intervento al Senato.

Corradino Mineo