Una foto del 2016 lo ritrae mentre consegna a Vladimir Putin una grande foto incorniuciata. È l’immagine di un elicottero da assalto che sorvola un gruppo di case in Siria, come spiega una didascalia in cirillico.
Putin gli deve molto: è stato lui a dare la svolta alle operazioni in Siria: dall’inizio dell’intervento militare russo, nel settembre 2015, è stato comandante del raggruppamento delle forze armate e sei mesi dopo può raccogliere i frutti del suo lavoro nella Sala di San Giorgio nel Cremlino, dove il presidente gli appunta al petto la più alta onorificenza militare.
Conosce bene la frontiera: il suo incarico precedente è stato in un luogo caldo come il Caucaso, dove è stato nominato comandante del distretto meridionale, in prima linea negli ultimi trent’anni per le tensioni nel Transcaucaso e le due guerre in Cecenia, oltre alle continue operazioni antiterroristiche sul territorio di tutte le repubbliche, il conflitto militare con la Georgia, e ora con l’Ucraina.


