Chi favorisce e non espelle i clandestini viene messo sul trono. E sotto processo ci va Salvini

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Non è ancor chiaro se davvero il 4 luglio si avvierà il processo all’ex ministro dell’Interno, Salvini. Con tutto quello che c’è da fare in Italia, in termini di ricostruzione e in termini di ripresa del funzionamento della giustizia, ricominciare dal processo a Salvini sarà ancora di più un paradosso. Ci troviamo, infatti, in una condizione in cui il governo ha deciso di chiudere, a causa dell’emergenza cina-virus, i porti italiani. O meglio, di chiuderli a metà, visto che gli sbarchi proseguono ogni giorno e i clandestini che non possono sbarcare vengono addirittura assistiti al largo con navi messe a disposizione per la quarantena, ovviamente con pagamento a carico dei cittadini italiani.
La loro priorità è processare Salvini

Ma di questo non ci preoccupiamo perché la priorità è processare Salvini, uno che i porti li voleva tenere chiusi e i clandestini rispediti nel loro Paese. Personalmente avevo sostenuto, in quanto presidente della Giunta per le immunità, la correttezza della condotta dell’allora capo del Viminale. Il Parlamento è stato, invece, di avviso contrario e quindi favorevole al processo. Ma io mi chiedo ancora: è giusto processare chi ha bloccato l’ingresso di clandestini? Se critiche vanno mosse, ci sarebbe da farle per la mancata espulsione di tutti coloro che dovevano essere cacciati dall’Italia e che adesso il governo Conte 2 vorrebbe regolarizzare. Il processo a Salvini è assurdo, ma sarebbe giusto un cartellino giallo, invece, per le mancate espulsioni. In ogni caso credo che Salvini trasformerà questa iniziativa del 4 luglio, sempre che non venga rinviata, in una comprensibile platea per esporre con ancora con più forza le proprie giuste ragioni. E certamente ha più ragione lui di chi lo ha voluto mandare a giudizio.