Chi liscia il pelo agli evasori

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C’è da capire il povero Carlo Bonomi, presidente della Confindustria indignato per i partiti che “vogliono mettere le bandierine” sulla Manovra economica del governo.

Il sistema della grande industria per decenni le leggi finanziarie se l’è scritte da sé, passandole già pronte al Parlamento per la ratifica.

Così si sono moltiplicati i sussidi a questa e a quella impresa, raschiando ogni volta il fondo del barile, al punto da lasciare le briciole a sanità pubblica, pensioni, scuola, welfare, cultura e tutti gli altri settori senza santi in Paradiso.

Ma con Draghi la Manovra piace alla gente che piace, anche a scatola chiusa, e dunque quei guastafeste degli eletti dai cittadini non si sognino di disturbare il manovratore. Quello che invece non si capisce è come facciano un po’ tutti a smentire gli appelli di sempre contro la peste dell’evasione fiscale e frenarne una norma di successo nel combatterla.

Certo, il Cashback ha una tara: l’hanno proposto i 5 Stelle e quindi solo per questo non s’ha da fare. Ma il rimborso di una parte della spesa per i consumi è una forma di redistribuzione della ricchezza utile tanto a chi compra che a chi vende, che con più soldi in circolo potrà vendere di più. Inoltre si accelerano le transazioni digitali, che educano a utilizzare meno contante e di conseguenza a sfuggire meno facilmente al Fisco.

Perciò mentre sul tavolo ci sono il taglio di Quota 100, appena qualche miliardo per ridurre le tasse, pochi soldi persino per misure fenomenali a sostegno della ripresa (vedi il Superbonus 110% sulle ristrutturazioni), lisciare i pelo agli evasori è da criminali.

Gaetano Pedullà