Chi vuole chiudere e chi riaprire? Rispondere sembra facile

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Le categorie più colpite dagli effetti del confinamento -ristoratori, gestori di palestre e Spa, gente che vive di turismo, lavoratori dello spettacolo- vorrebbero riaprire. Si capisce. Ma, se glielo chiedete. la maggior parte di queste persone aggiunge “in sicurezza”. Salvini e i politici della destra ascoltano solo il grido di dolore e gli dicono: “avete ragione”, “”rIapriamo tutto per non morire di Covid“”, “impensabile chiudere ad aprile”.
Perché dico “della destra”? Anche Gori e Zingaretti -ne abbiamo memoria- dissero una volta: “Bergamo non si chiude, Milano non si chiude”. Lo dico perché è la destra a sostenere che la vera tragedia di questa pandemia sia la crisi economica. Che dal contagio ci si dovrebbe difendere senza danneggiare il commercio. Con i vaccini. E quando non c’erano -ricordate Trump- con la idrossiclorochina. La a “sinistra” tende invece a far sua l’idea “cinese” che prima si debba confinare il virus pe solo dopo avviare, su basi solide, la ripresa. Speranza è stato dunque il cattivo delle chiusure, spalleggiato da Conte. Draghi, se dà retta a lui anziché a Salvini, è come Conte.
Ma quando interviene la magistratura, quando si cercano -come è giusto- le responsabilità dei morti, allora ribaltone! Tutto cambia. Si scopre che forse Conte e Speranza furono informati il 2 marzo 2020 che l’epidemia ad Alzano e Nembro era fuori controllo e ritardarono a chiudere. Incapaci, gli stessi che “disprezzano le ragioni d’impresa”, per la loro ignavia, “provocano lutti e sofferenze”. È la politica a dimensione del Talk Show. L’irresponsabilità fatta sistema, Prima lisciare il pelo dell’elettore, non dell’elettore generico, ma di quello organizzato e capace di esercitare pressione. Poi accusare chi ha esercitato la responsabilità di governo delle peggiori nefandezze. Con ciò non voglio affatto dire che non sia giusto stabilire se Conte e Speranza indugiarono nel decidere i confinamenti e se questo ritardo sia o no colpevole. Dico solo che i demagoghi cambiano di continuo le carte in tavola e ciò danneggia la democrazia.
Madia come Serracchiani. Le donne del Pd alle prese con le correnti che, dice Madia, avrebbero trovato un accordo con il vecchio capogruppo maschio, Del Rio, per “cooptare” la sua rivale., Serracchiani. Ho pensato, fin dal primo momento, che la mossa di Letta -cambiare i capi gruppo invocando il riequilibrio di genere- non avrebbe coperto a lungo la sostanza vera del problema. Che sta nella composizione materiale del Pd: partito di nominati, con correnti senza idee, in realtà semplici cordate, con un personale politico che teme di perdere il posto e cerca visibilità. Ciò detto, che questo confronto, non edificante, abbia oggi per protagoniste delle donne, non è male. Anche perché fa cadere gli alibi. Ci si può dare una verniciata di rosa o di verde o di arcobaleno, ma le cose non cambiano, se non si torna al confronto tra idee e non si restituisce agli elettoti il potere di scegliere le elette e gli eletti.
Anche fra i 5Stelle. Avete visto? Grillo appoggia Draghi e, nel farlo, ricorda ai suoi “portavoce” che sono stati “cooptati”, lui dice “miracolati”. E che i capi, da Di Maio a Fico, non potranno correre alle prossime elezioni avendo già svolto due mandati. Sbaglia Grillo? Il problema lo giro ai 5 Stelle. Secondo il Caffè i deputati non dovrebbero essere “portavoce” del Movimento e da questo bastonabili. Non mi pare buona l’idea che Movimento o Partito rappresentino il “popolo” per grazia ricevuta. Quelle formazioni dovrebbero animare il dibattito ma la pretesa di sequestrare la rappresentanza e di sostituirsi al “popolo”.

Corradino Mineo