Ci sono tre sfide che il #PartitoDemocratico deve affrontare. Contemporaneamente

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La prima la pone la nuova dimensione di governo che il PD ha assunto da Settembre. Noi non potremo stare lì a scaldare le poltrone; nell’economia, nel sociale, sull’immigrazione, sulla sicurezza, sulla fiscalità; noi siamo chiamati a lasciare un segno di cambiamento chiaro, un messaggio comunicabile, che rimanga, che parli ad un paese riempito nei mesi scorsi di slogan utili a coprire il fallimento economico e sociale che si profilava. In questo senso le anticipazioni sulla Legge di #Bilancio pur nelle ristrettezze economiche che abbiamo ereditato, vanno in quella direzione. L’assegno unico familiare, proposto dal PD nei primi giorni della legislatura, l’incentivazione all’uso dei pagamenti elettronici, i previsti 15 mld in tre anni di investimenti nella transizione industriale green da posizionare fuori dal patto di stabilità, i primi segnali sulle infrastrutture, vanno in quella direzione. Servirà, per chi di noi è al governo, segnare la nostra presenza sui temi della #sicurezza e dell’#immigrazione per i quali abbiamo doverosamente promesso un cambiamento radicale. Che è atteso.

La seconda grande sfida ce la pone #Renzi. La sua scissione, quali che siano le ragioni che ognuno di noi vuole vedere dietro questa mossa, coincide con una dichiarazione di morte della ragione sociale del PD. Considerare come fa lui con il suo partito, che la separazione tra centro moderato, che lui vuole rappresentare, e sinistra più classica rappresentata dal PD, così come ha postulato anche Goffredo #Bettini, permetta un maggiore beneficio complessivo al centrosinistra, rispetto all’iniziale principio di unità di tutti i riformisti nella medesima casa a vocazione maggioritaria rappresentata dal PD, è una sfida radicale alla nostra identità, oltre che da parte di Renzi una presunzione di nostro fallimento. O siamo in grado di dimostrare, come io penso, che pur in un sistema elettorale che potrebbe virare verso una maggiore rappresentanza proporzionale,( utile anche a mitigare gli effetti del taglio dei parlamentari), rimane valido il progetto di tenere insieme le istanze della sinistra classica con quelle di un moderno riformismo; o siamo in grado di tradurre in politiche per il paese, le analisi giuste che facciamo, che vedono accentuata la divaricazione sociale, la diseguaglianza economica e l’insufficienza delle risposte, ma senza abbandonare la fiducia nello sviluppo come motore della dinamica sociale, nell’esaltazione del merito oltre che nell’ascolto del bisogno, nella necessità di salvaguardia del debito contro l’impoverimento delle nuove generazioni, oppure vedremo sempre avanzare le istanze populiste di vario colore. Noi dobbiamo difendere e rinnovare le ragioni per cui abbiamo costruito il PD senza appaltare a nessuno la spinta riformista.

E dunque la terza sfida riguarda noi. È necessario che questo passaggio storico, di nuova esperienza di governo, di sfida con Renzi, di confronto con i #5S, sia segnato da un passaggio non banale del Partito. Abbiamo bisogno di parlare con la nostra base, abbiamo bisogno di parlare al paese, abbiamo bisogno di un appuntamento nazionale straordinario di riflessione e ricostituzione del nostro pensiero e dei nostri assetti. Non tutto sarà come prima, per le ragioni sopra esposte, perché cambierà l’assetto istituzionale ed elettorale, perché nuove generazione prima assenti, assumono oggi una presenza sociale mai vista prima sui temi della salvaguardia del pianeta, perché abbiamo scelto di tentare un accordo politico con una forza che abbiamo fino ad adesso avversato per differenze di principio significative, perché abbiamo subito la seconda scissione in pochi anni e la partenza del secondo segretario eletto con le primarie.

Queste sfide possono farci crescere, oppure possono affossarci; in questo difficilissimo passaggio, se le affronteremo come io credo si debba fare, considerandole il terreno giusto per rinnovare le nostre risposte di fronte ad un cambiamento radicale di scenario, noi troveremo nuova forza. Serve coraggio, visione, chiarezza. Continuo a pensare che il ruolo dei riformisti nella storia, e ancora oggi, sia l’unico argine possibile alle nuove destre e ai nuovi populismi.