Cia: a operatori ippicoltura stessi diritti e doveri agricoltori

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Preoccupazione da parte di Cia-Agricoltori Italiani per l’esclusione dell’allevamento svolto in forma imprenditoriale dalle agevolazioni fiscali che si applicano alle altre attività agricole. Questo è, infatti, il parere vincolante della Commissione Finanze della Camera dei deputati in merito al disegno di legge dell’onorevole Maria Chiara Gadda, che ha come obiettivo la disciplina del settore ippico.

Cia ricorda in una nota che questa decisione è in contrasto con la Direttiva Ue 2022/542 sull’Iva agevolata per gli “equini vivi e le prestazioni di servizi connessi agli equini vivi” e che l’Italia avrà tempo fino al 31 dicembre per adeguare le proprie aliquote.

Il quadro normativo proposto dal Ddl è stato condiviso da Cia sin dalla scorsa legislatura nelle sedi istituzionali. “La mancata agevolazione fiscale non permetterebbe di fatto – spiega Cia – l’auspicata riorganizzazione del settore, che dovrebbe rilanciare la centralità dell’allevamento nazionale in ambito agricolo”. Cia ritiene che “chi alleva, riproduce e addestra i cavalli debba avere gli stessi diritti e doveri dell’imprenditore agricolo. Se così non fosse, si rischierebbe di vanificare uno strumento legislativo che avrebbe permesso all’allevamento equino italiano di competere con gli altri Paesi”.

Cia auspica, dunque, la rapida risoluzione del provvedimento per dare agli allevatori professionali il giusto peso all’interno del comparto ippico italiano, che oggi conta oltre 130.000 allevamenti di cavalli con più di 300.000 capi allevati e circa 50.000 operatori.